Operaio ucciso dal mezzo agricolo guidato dal fratello Gli imputati: "Non aveva la patente per quel macchinario"

Abdelilah Sifeddine non aveva la patente per guidare il mezzo agricolo sotto le cui ruote ha perso la vita il fratello Ahmed Sifeddine, operaio agricolo 24enne originario del Marocco. È, in estrema sintesi, quanto emerso ieri nel processo per la morte del giovane, nel quale sono imputati lo stesso Abdelilah e il titolare dell’azienda, Mauro Guerrini. Nel corso dell’udienza, davanti al giudice Sandra Lepore e al pubblico ministero Isabella Cavallari, sono stati ascoltati i due imputati. Guerrini ha detto di essere a conoscenza del fatto che Sifeddine non avesse la patente per guidare quel tipo di mezzo (un Faresin telescopico, una sorta di muletto con le ‘forche’ anteriori) e di non sapere che lui lo guidasse. A condurlo avrebbe dovuto essere un’altra persona, abilitata all’utilizzo di quel macchinario. "Avevo ordinato che la guidasse lui" ha spiegato l’imputato in aula. Il caso è stato aggiornato al 6 ottobre per ascoltare altri testimoni e per l’eventuale discussione. La tragedia da cui trae origine il processo risale al maggio del 2017. La vittima e i suoi due fratelli erano impegnati nella realizzazione di un impianto irriguo in un campo di pomodori di via Campello a La Fiorana. Per spostarsi da un punto all’altro del terreno, la vittima salì su uno dei cassoni trasportati dal Faresin. A un certo punto, a causa di uno movimento ‘anomalo’ del mezzo condotto dal fratello, lui cadde a terra e venne travolto e schiacciato da una ruota.