Ora resistiamo Meglio riaprire in maggio

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Igles

Corelli *

Bisogna fare come nel calcio, quando si è in difficoltà: fare catenaccio... E sperare che da maggio, perché prima credo che non si uscirà dalle attuali difficoltà, potremo tutti tornare a vivere e lavorare con tranquillità. Intanto c’è Natale e San Silvestro. Aperti o chiusi? In ogni caso, secondo me, sarà un disastro. In caso di chiusura, dal punto di vista economica. Se aperti, invece, basterà che la curva dei contagi si rialzi per ritrovarsi in una situazione ancora più critica di quella che già si vive oggi. Perciò dobbiamo fare il catenaccio, come si faceva una volta nelle partite di pallone. Accettare cioè questa fase critica, provando ancora a resistere, perché il problema del Covid, qualunque idea si abbia, non può essere ignorato. Comprendo però l’ansia di tanti miei colleghi, perché so quanto incide il periodo natalizio. Onestamente, però, va detto che il settore della ristorazione era già ‘borderline’ anche prima di questa spaventosa crisi. Perché si lavora con il cassetto, non si fa impresa, e sono pochissimi gli operatori del settore che hanno le spalle coperte. Detta questa amara realtà, comprendo la disperazione di chi, per Natale, Santo Stefano e magari anche per il cenone di San Silvestro, dovesse ritrovarsi costretto alla chiusura. Un disastro a livello economico, ma sono un disastro anche i 700 morti al giorno. L’equilibrio perciò è difficile. E vado oltre il mio settore, perché ci sono attività, come i negozi e gli alberghi, che sono messi addirittura peggio dei ristoranti. Che almeno possono non ordinare la merce, e mettere i dipendenti in cassa integrazione. Perciò, capendo la disperazione di tutti, facciamo un bel catenaccio.

* chef