"Ormai il sistema non regge più"

"Una volta i ragazzi si presentavano in campagna per chiedere di lavorare, tutti ci siamo passati. Era anche una ’botta’ di realtà, un momento formativo. Sono finiti quei tempi", dice senza nascondere l’amarezza il presidente di Confagricoltura Gianluca Vertuani. "Non oso immaginare – riprende – cosa succederà se andiamo avanti di questo passo, il sistema presenta carenze strutturali e ormai non regge più. Gli strumenti che sono stati varati, a partire dal reddito di cittadinanza, non funzionano. Una volta c’era il vecchio ufficio di collocamento, adesso si prova a sopperire a questi vuoti, ma i risultati lasciano a desiderare". Sulla stessa lunghezza d’onda i vertici delle altre associazioni di categoria, che con una sola voce denunciano un ingranaggio inceppato. Alessandro Visotti, direttore di Coldiretti, non usa mezzi termini: "Alcuni raccolti vengono fatti solo grazie alla presenza di manodopera che arriva dall’estero, senza di loro le derrate resterebbero a marcire nei campi. Vanno facilitati i ’nulla-osta’ per le persone che arrivano dall’estero e serve una svolta, con politiche attive destinate a studenti e pensionati".

Stefano Calderoni, presidente della Cia, va alle origini del problema. "Se non ci attrezziamo con politiche attive per portare i giovani nelle campagne, rischiamo che si inceppi e scompaia tutto un sistema produttivo legato alla terra. Se non riesco a raccogliere quello che produco mi si apre davanti una scelta drastica, non possiamo fare i miracoli. Va trovata una strategia reale, magari studiando un sistema per trovare la manodopera grazie alle nostre cooperative. Un modo per garantire continuità d’occupazione e sicurezza a chi decide di lavorare nei campi".