MARIO BOVENZI
Cronaca

Ostriche sugli scogli, i turisti riempiono i secchi. “Non mangiatele”

Via vai dei villaggianti a Porto Garibaldi. L’allarme di un produttore: “Un rischio per la salute, si trovano in un tratto di mare in cui passano le barche e non sono controllate dai veterinari”. La raccolta non è consentita, attenzione alle multe

Laurent Sitterlin, 57 anni, produttore di ostriche della cooperativa Sant’Antonio di Goro

Laurent Sitterlin, 57 anni, produttore di ostriche della cooperativa Sant’Antonio di Goro

Porto Garibaldi (Ferrara), 8 giugno 2025 –  Turisti a caccia di ostriche a Porto Garibaldi. Nei giorni scorsi via vai di villeggianti dalla spiaggia agli scogli per fare incetta di ostriche.

Con secchi, alcuni armati anche di coltellini, una corsa a staccare i molluschi di due banchi naturali che si sono formati all’uscita del porto canale, sia sul lato della spiaggia, sia verso il mare.

Le ostriche in quella zona ci sono da alcuni anni ma quest’estate i pregiati molluschi sono molto più numerosi. Dopo un momento di curiosità, i turisti si sono rimboccati le maniche per riempire i secchi.

Mette in guardia Laurent Sitterlin, 57 anni, produttore di ostriche della cooperativa Sant’Antonio di Goro. ‘E’ un rischio per la salute, quelle ostriche si trovano in un tratto di mare dove passano le barche, ci sono chiazze d’olio. Tra l’altro non sono controllate dai veterinari, dall’Usl. C’è il rischio che abbiano batteri nocivi, mangiare le ostriche crude nate in quello specchio di mare rappresenta un grave pericolo per la salute’.

L’invito ai turisti è quello di non raccoglierle e, almeno, di mangiarle solo cotte.

La raccolta non è comunque consentita e i buongustai potrebbero rimediare al posto di una mangiata una salatissima multa e il sequestro del ‘raccolto’.

Sitterlin partito dall’Alsazia per insegnare come si coltivano le ostriche nella sacca di Goro fa parte di una delle cooperative ittiche che si sono lanciate nella produzione di questo prodotto.

Nel settore anche le cooperative Gorino, Rosa dei Venti, alcuni soci del Copego hanno intrapreso questa strada, un’alternativa alla vongola distrutta in questi tre anni dall’invasione del granchio blu.