
di Paolo Micalizzi
Il 16 maggio di ottanta anni fa usciva a Roma ‘Ossessione’. Due giorni dopo il film vedeva la luce anche a Ferrara, dove, martedì 18 maggio 1943, fu proiettato in contemporanea al cinema Apollo e al teatro Verdi dopo che il giorno prima un tamburino del ‘Corriere Padano’ lo annunciava come "l’attesissimo film realizzato a Ferrara". Il film, infatti, venne girato per la maggior parte nella nostra città con riprese effettuate dal 13 giugno al 10 novembre 1942, con il titolo provvisorio di ‘Palude’, seguite dall’attenta curiosità di molte persone , alcune delle quali hanno figurato come comparsa. Tra le persone che ne hanno seguito la realizzazione c’era anche il giovane Florestano Vancini che addirittura si recava in bicicletta nella zona di Pontelagoscuro per assistere da vicino alle riprese e vederne i protagonisti. I principali erano Massimo Girotti e Clara Calamai. Su di essi era incentrata la vicenda che partiva dall’arrivo del vagabondo Gino (Massimo Girotti) in una trattoria di Polesella, sugli argini del Po, dove diventerà l’amante della moglie (Clara Calamai) del proprietario (Juan De Landa) istigandolo ad ucciderlo. Scoperti, lei morirà sugli argini del Po in un incidente avvenuto durante la fuga, e lui sarà arrestato.
Un giallo, ispirato liberamente al romanzo dell’americano James Cain ‘Il postino suona sempre due volte’, girato ne territorio ferrarese perché al regista, Luchino Visconti, interessava ambientarlo nel mondo del sottoproletariato padano. Nel film sono riconoscibili chiaramente, fra l’altro, piazza della Repubblica, il Castello estense, via Saraceno, la stazione ferroviaria. Ma le riprese hanno riguardato anche Comacchio, Codigoro, Polesella e Ancona. Facevano inoltre parte del film, oltre a Dhia Cristiani( la ballerina – prostituta) ed Elio Marcuzzo( lo ‘spagnolo’), i ferraresi Michele Sakara (è il ragazzino che appare in via Saraceno) e Cesare Pavani, arredatore, senza dimenticare il contributo di Giorgio Bassani che diede a Visconti una copia dell’edizione originale del romanzo di Cain. C’erano tanti motivi, quindi, per destare l’attenzione dei ferraresi e la loro attesa di vederlo. Dopo i due giorni di proiezione, il film fu però ritirato dalle Sale il 21 maggio "per ordini superiori", sia a Ferrara che in tutt’Italia, per riprendere le proiezioni il 7 giugno.
Al suo apparire nella nostra città fu stroncato dal recensore cittadino de ‘Il Periodico’, e altre stroncature rimbalzavano da un giornale all’altro. L’accoglienza prese un’altra piega grazie a Guido Aristarco, diventato poi uno dei critici italiani più importanti, che l’8 giugno scrisse un articolo sul ‘Corriere Padano’ in cui metteva in evidenza come la vicenda si trasforma in umana poesia e il film fosse il più significativo degli ultimi tempi, e pertanto destinato a rimanere nella storia del cinema. Sottolineava anche come l’ambientazione ferrarese fosse ben riuscita.
Un parere positivo seguito da quello di tanti altri, tra cui Enzo Biagi. Il film fu considerato, da allora, un’opera importante che diede una svolta al cinema italiano. E fu anche considerato, insieme al documentario ‘Gente del Po’ (1943 – 1947) di Michelangelo Antonioni, il film che da Ferrara diede origine al Neorealismo italiano. Possiamo ora anticipare che sul rapporto tra ‘Ossessione’ ed il Neorealismo nel pomeriggio di domani (a partire dalle 17) avrà luogo a Palazzo Roverella un convegno a cui prenderanno parte alcuni critici e storici del cinema di livello nazionale. In serata (alle 21) sarà anche proiettato il film, con introduzione di Alberto Barbera, direttore della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. L’iniziativa è del Centro documentazione studi e ricerche Cinema Ferrarese – promosso dal Circolo dei negozianti e da Cds Cultura – e del Ferrara Film Festival, con il contributo di Delphi International. Tra i protagonisti, Adriano Aprà, Stefania Parigi, Alberto Boschi e Roberto Lasagna.