Una notte al Palazzo degli Specchi. "Ci sono anche dei bimbi"

Televisori, fuochi e prostitute animano la notte della struttura di via Beethoven

Ferrara, una stanza illuminata nel Palazzo degli Specchi (Foto Businesspress)

Ferrara, una stanza illuminata nel Palazzo degli Specchi (Foto Businesspress)

Ferrara, 2 aprile 2016 - C'è una città che non si vede, conficcata nel cuore di Ferrara. Migliaia di metri cubi di cemento, vetro e acciaio che nascondono nel proprio ventre inviolato centinaia di diseredati ed invisibili. Una città i cui abitanti non si vedono in volto. Se ne avverte la presenza. Se ne trovano le tracce. Una metropoli sepolta tra le mura del Palazzo degli Specchi e che rimane sottotraccia per gran parte del giorno.

Come un fantasma che aspetta il calar del sole per manifestarsi. Per rendersi conto di quello che si muove nei meandri del Palaspecchi basta passare una serata nei dintorni dello stabile. È dopo il tramonto infatti che la vita degli invisibili si rende più manifesta. Sono da poco passate le 21 di giovedì. Il traffico su via Beethoven è ormai completamente ammutolito. Le ultime auto lasciano il parcheggio del palasport. Sul Palazzo degli Specchi cala un cappa di silenzio.

L’illuminazione pubblica sembra non riuscire a scalfire la coltre di buio che lo avvolge. A squarciare il nero che sprofonda fin nelle viscere dell’edificio sono le luci che si accendono una dietro l’altra dietro alle finestre a specchio. È il primo segno tangibile della popolazione (secondo alcuni circa duecento persone) del palazzo. Lampadine alimentate forse da qualche batteria o generatore che illuminano la vita di famiglie che in certi casi, stando alla testimonianza di chi lì intorno ci abita, «vivono tra quelle mura da dieci o undici anni».

C’è anche chi al palaspecchi ha installato un televisore con tanto di antenna che fa capolino dal tetto. E chi, non senza pericolo, accende un fuoco per scaldarsi o per cuocere la sua cena. Dietro una finestra sfondata si vede chiaramente il bagliore arancione della fiamma viva. Quadretti di vita quotidiana calati in uno scenario da girone dantesco. Il silenzio del quartiere, dove ormai in pochi scendono in strada per una passeggiata serale, amplifica la babele di voci che proviene da dietro i vetri.

Si distinguono chiaramente accenti del nordafrica e dell’est Europa, accavallati ad inflessioni e dialetti dell’Africa sub sahariana. «L’ex albergo è la parte più abitata – racconta un altro residente –: gli spazi sono divisi in base alla nazionalità. Da una parte i romeni, da un’altra i bulgari e poi gli arabi e gli africani».

Tra i tanti abitanti del palazzo ci sarebbero anche dei bambini. Nessuno può giurare di averli visti, ma alcuni degli abusivi non ne fanno mistero. Ulteriore indizio sono anche i vestiti di piccola taglia stesi ad asciugare in quel che resta dei giardini interni della struttura.

La prima sensazione che si ha girando intorno al palaspecchi è quella di essere osservati. Decine di occhi che si accorgono di una presenza ‘anomala’ non appena questa si avvicina al perimetro dello stabile. Ed ecco accendersi torce elettriche nell’oscurità. Dei flash, frazioni di secondo. La sentinella ha già capito tutto e passa la parola. I movimenti sono furtivi e quasi impercettibili. Gli abitanti del palazzo compaiono all’improvviso da un punto imprecisato, che solo loro conoscono, per poi venire risucchiati da un altro. Unico segno del loro passaggio, la luce di una torcia che per un istante impressiona la retina dell’intruso che osserva da fuori.

Sono circa le 22 quando sui marciapiedi che circondano l’edificio compaiono le prime prostitute. Escono da qualche punto oscuro del palazzo, sgusciano fuori da uno squarcio nella recinzione e si piazzano sul ciglio della strada in attesa. Poco dopo le 22 ecco che altri ‘intrusi’ arrivano a turbare il tran tran del popolo invisibile.

Una volante della polizia di Stato si avvicina con il lampeggiante acceso. Quasi mosse da un sesto senso, le prostitute scompaiono in un lampo nelle viscere del palazzo. La volante si ferma qualche istante. Le luci accese alle finestre degli edifici più esposti si spengono. L’attività del popolo invisibile cessa di colpo. La polizia si allontana e tutto torna come prima. D’altronde non ci si può aspettare che una pattuglia risolva il problema del Palazzo degli Specchi. «Quello – ribadiscono diversi operatori di lungo corso delle forze dell’ordine – è un problema di ordine pubblico».