Pandemia e crisi demografica, per Ferrara un cocktail micidiale

Conseguenze pesanti per i lavoratori indipendenti. Turismo, persi mille posti:. "Speriamo nella mini ripresa"

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"La crisi legata al Covid ha aumentato la volatilità del lavoro indipendente". Alle spalle dell’economista Gianluca De Angelis, il grafico mostra la picchiata dal secondo semestre 2020; nell’Osservatorio dell’Ires (l’istituto di studi statistici della Cgil) è facile estrapolare gli effetti della pandemia. Se gli occupati, nel Ferrarese, sono calati dell’1,5%, per il lavoro indipendente la flessione è ben più netta, pari al 4%. Aumentati invece i lavoratori dipendenti (+0,7%), ma con una distinzione di genere: "L’incremento – spiega De Angelis – è della sola componente maschile". Giovani e donne, in quanto a prospettive occupazionali, sono sempre più fragili. Spulciando nella massa dei dati quelli che più hanno atgtinenza con la crisi Covid, ecco un altro spunto: il 24% delle persone oggi in cerca di un lavoro è rappresentato da persone, giovani o più adulte, che nell’ultimo anno il lavoro l’hanno perso. E di queste, l’area più critica è nella fascia tra i 25 e i 44 anni. Analizzando però i vari periodi dell’emergenza, dal primo lockdown del marzo 2020 alla dura fase tra autunno e inverno, si nota che un anno fa, terminata la prima ondata, c’era stato un recupero (contraddistinto da 1810 assunzioni) nel periodo tra maggio e luglio; un segnale di fiducia per una mini ripresa anche quest’anno? L’analista di Ires non si sbilancia, anche se c’è un legame con la stagionalità: "I segnali di ripresa saranno fortemente condizionati da questo periodo estivo", sottolinea De Angelis. E il settore cruciale è quello del turismo e dei servizi ad esso collegati; la perdita di occupati, nel 2020, ha superato i 900 addetti (515 dipendenti a tempo pieno e 390 stagionali), anche se il calcolo rischia essere per difetto, considerando chi in qualche modo opera nel sommerso. Effetto inevitabile se si considera, alla luce di dati peraltro già rimasticati, il calo drammatico di turisti specialmente dall’estero (-74%). Città d’arte più penalizzata dei Lidi di Comacchio, che nel 2020 hanno perso il 32,5% delle presenze (ma il calo del turismo interno si attesta a -13,7%). Il Covid, conclude De Angelis, non ha fatto che aggravare una situazione endemica: "Non da oggi Ferrara è agli ultimi posti per prodotto interno lordo e per reddito pro capite, con oltre mille euro in meno di media rispetto alle altre province della Regione". Frena l’export (-16% contro la media dell’’8% del territorio emiliano romagnolo), aumentano invece le importazione. Questo non fa che appesantire il saldo e alleggerire il portafoglio. Ma su tutto, e qui il Covid non c’entra, incide una situazione demografica sempre più grave: "Se si stima che il ricambio della popolazione si regge su un tasso di fertilità di 2,1 figli per donna, provate a immaginare com’è messa Ferrara, con un dato di 1,2 figli".