Panettone spalmabile, la sfida di Ferrara è già virale

Il prodotto ha subito catturato l’attenzione di mercato e pubblico: "L’idea della crema ci è venuta perché è un dolce conosciuto nel mondo"

Due addetti del laboratorio dell'offelleria assaggiano il 'panettone spalmabile'

Due addetti del laboratorio dell'offelleria assaggiano il 'panettone spalmabile'

Ferrara, 10 novembre 2019 - All’orgoglio meneghino, Ferrara risponde con la prima crema spalmabile al... panettone: ricetta classica, con tanto di canditi e uvetta. L’idea, partorita da Marco Matteucci per il marchio Rizzati, è già ‘virale’.

Ma come, nella città del pampepato e della tenerina, nasce la crema spalmabile al panettone? «Ci saranno anche quelle, sono in produzione e usciranno a giorni. Ma in qualche modo, pur buonissimi, sono prodotti locali, identitari. Con il panettone, ho pensato, potevamo stupire tutti».

E’ stato così? «Immediatamente. I vasetti devono ancora arrivare nei negozi, e lo faranno nei prossimi giorni, ma la risposta è eclatante. Si sono incuriositi tutti, ho ricevuto chiamate da molti giornali, una tv americana mi ha chiesto di venire in laboratorio, e ricevo chiamate di clienti privati che vogliono fare l’ordinazione».

Un successo annunciato, dunque. «Spero che non sia solo curiosità, perché sul panettone spalmabile ci puntiamo davvero. Vogliamo farne il nostro biglietto d’ingresso nel circuito commerciale, come in fondo è stato con la tenerina ‘mini’. Quella che si trova sugli scaffali di Eataly e che, nella versione delle piccole porzioni, vola sugli aerei Lufthansa. Quest’anno è stato distribuito un milione di bocconcini. Ognuno, in qualche modo, ricorda Ferrara».

Questo Natale, invece, tanti ricorderanno Ferrara per il panettone ‘nutelloso’... «Per carità, non mi accosti a quel marchio, non voglio diffide (Matteucci ride, ndr). Il nostro obiettivo è quello di andare ben oltre questo Natale: tra l’altro siamo partiti tardi, stiamo correndo per soddisfare le richieste anche di un’importante catena della grande distribuzione che, appena visto il clamore del lancio, ce ne ha chiesto un grosso quantitativo. Vogliamo convincere e durare, sicuri di aver messo a punto una ricetta gustosa e, quel che più conta, rigorosamente ‘bio’».

Gli ingredienti sono top secret, immagino. «In sostanza c’è zucchero di canna, latte in polvere, canditi e uvetta di qualità, e aromi naturali studiati per ricreare il gusto del panettone classico. Ah, non usiamo olio di palma».

Quanti vasetti ne produrrete? «La nostra potenzialità è di 500 chili al giorno. In pratica, circa 2500 vasetti. Ancora una produzione di nicchia, perché servirebbe una capacità distributiva maggiore per lanciare la sfida ai colossi».

Parlavamo anche della tenerina e del pampepato. «Oltre ai vasetti di creme spalmabili, abbiamo un’altra novità. La tenerina sbarcherà presto in America, grazie a un accordo di distribuzione. Per attirare l’attenzione dei consumatori d’oltre oceano, però, le abbiamo cambiato nome».

Oddio, e come si chiama? «Italian Brownie. Lo so, qualcuno inorridirà, ma il ‘brownie’ in America è come il panettone in Italia. Colpisce e incuriosce».