
Michele d’Agostino, la moglie Elisa Ardu e il figlio Nathan
Cento (Ferrara), 30 maggio 2025 – Nathan aveva fretta di nascere, tanto che non ha voluto aspettare nemmeno l’arrivo dell’ambulanza con i medici. Il padre Michele d’Agostino, 33 anni, operaio, quando la moglie Elisa Ardu, 29 anni lo ha svegliato per i dolori dovuti alle contrazioni, ha capito subito che non c’era tempo da perdere. Il bambino ormai stava per nascere e così, in video chiamata, si è fatto guidare passo dopo passo dallo staff sanitario. Si è improvvisato dottore e il parto è andato a buon fine. All’arrivo dell’Ambulanza il piccolo era appoggiato sul seno della madre.
È successo martedì scorso intorno alle 3,30 del mattino, in anticipo di un giorno rispetto alla data prevista del parto. All’ospedale di Bentivoglio nel Bolognese Michele è considerato una sorta di eroe. In pochi avrebbero avuto il suo sangue freddo. Lui stesso è incredulo: “Avevo la nausea per tutto il tempo, ma mi sono fatto forza perché c’era in ballo la vita di un figlio – spiega D’Agostino –. Noi ne abbiamo già uno di un anno che in quel momento stava dormendo serenamente”.
Quando ha capito che doveva intervenire?
“Mia moglie mi ha chiamato soltanto quando le contrazioni erano diventate insopportabili. Se avessimo telefonato prima l’ambulanza ce l’avrebbe fatta. In ogni caso, il bambino era pronto ad uscire. Basti pensare che ho iniziato le manovre alle 3,36 e alle 3,41 Nathan era già nato”.
Davvero un parto veloce...
“Ha avuto decisamente troppa fretta di venire al mondo, ma forse finale più lieto non poteva esserci per noi due. Perché Nathan ha deciso che in quel momento avrebbe dovuto nascere. Punto. Da una parte c’ero io che vedeva il mio secondo figlio nascere, dall’altra parte in video chiamata i medici che hanno seguito a distanza tutte le mie azioni. Fortunatamente il parto è andato bene e mia moglie ha sentito poco dolore, segno che il nostro piccolo aveva proprio voglia di nascere”.
Cosa le hanno detto di fare i sanitari?
“Per rima cosa posizionare il materiale. Una delle operazioni che mi ha dato più preoccupazione, perché avevo paura di sbagliare”.
Ci spieghi...
“Mi hanno detto di sdraiare mia moglie e di posizionare il cuscino sotto di lei. Poi anche i teli sotto le gambe aperte. Ma le difficoltà non sono finite qui”.
In che senso?
“Il bimbo era pronto a uscire e mi hanno chiesto i sanitari che non avesse il cordone ombelicale intorno al collo”.
E lei?
“Ho inserito la mano per accertarmene. Poi ho aiutato mia moglie a farlo uscire”.
Sembra facile, spiegato così...
“Assolutamente no. Avevo la nausea, ci vuole abitudine in queste cose. Poi ho preso il piccolo e, dopo averlo avvolto in un asciugamano, l’ho appoggiato sul seno della madre”.
E lo staff medico?
“Finalmente sono arrivati. Grazie alle loro indicazioni sono stato in grado di fare nascere mio figlio”.
La prima cosa che le hanno detto?
“Oltre a congratularsi, volevano sapere se il bambino avesse pianto”.
Ed è successo?
“Sì, ha subito fatto sentire la sua voce. Segno che il parto era riuscito e lui era in salute”.
In che ospedale siete andati?
“Avevamo fatto tutto a Bentivoglio e ci hanno permesso di andare lì”.
Pochi istanti, ma tutto è andato bene...
“Abbiamo vissuto attimi che non dimenticheremo mai. Quando ho capito che mia moglie e Nathan erano in buone condizioni di salute, ho potuto passare il resto della notte in modo sereno”.