di Mario Bovenzi  Lo dice senza mezzi termini. "Il reddito di cittadinanza è fondamentale, senza questo aiuto molte delle persone che vengono qui non riuscirebbero ad andare avanti". Ha fatto una scelta di vita Stefania Malisardi, da anni nel mondo del volontariato. Si occupa del centro di ascolto e della distribuzione dei viveri dell’associazione ‘Amici della Caritas’ di Ferrara Comacchio. Un osservatorio privilegiato il suo, l’organismo guidato da Paolo Falaguasta, rappresenta l’ultima frontiera della speranza, un’ancora per chi si trova già oltre la soglia della povertà più estrema. Nel piazzale, che si incunea in via Brasavola, oltre la porta del magazzino dove sono affastellati i pacchi spesa che i volontari distribuiscono, sfilano volti di chi ha dietro le spalle una vita che non è andata per il verso giusto, davanti il solo appiglio di quelle mani che passano la sportina. "Facciamo assistenza a chi vive in una condizione di povertà più estrema – dice Stefania Malisardi –, quella che viene definita assistenza di strada. Diamo vestiti, gettoni per farsi magari una doccia al bagno Kennedy, distribuiamo alimentari a lunga conservazione". Poi c’è la mensa, anche questa gratuita, per chi non ha più una casa, un tetto sulla testa sotto il quale coltivare affetti, briciole di un futuro. Sono 120 i volontari, un esercito. Undici i dipendenti, Stefania Malisardi è una di loro. Giovane, un bel sorriso, è approdata qui nel 2018, faceva il servizio civile. Poi ci ha messo, alfiere dell’esercito della solidarietà, la firma. Falaguasta, presidente dell’associazione, ricopre il ruolo di direttore della Caritas. "Accogliamo anche donne sole con bambini – racconta ancora –, alcuni sono proprio nati qui. Disponiamo di camere in una decina di appartamenti che si trovano in città, in questo momento dopo la prima drammatica emergenza della guerra in Ucraina ospitiamo ancora una quarantina di donne che sono fuggite alle bombe, donne con bambini". Il picco più alto della povertà si è verificato con il Covid. "Persone che facevano lavori stagionali, che comunque riuscivano a sbarcare il lunario si sono trovate dalla mattina alla sera senza niente. Adesso pare che da questo lato la situazione si sia un po’ ridimensionata, ma è arrivata l’emergenza Ucraina". Tra gli scopi dell’associazione c’è proprio l’accoglienza umanitaria in un costante difficile cammino verso l’integrazione dei migranti. Molte delle persone che sono in attesa di un pacco di pasta, una lattina di pomodoro, di qualcosa di mettere nella pentola e nello stomaco usano il reddito di cittadinanza per pagare le bollette e vengono qui a prendere i generi alimentari. Tecniche di sopravvivenza. Sono 247 le famiglie che vengono seguite in maniere continuativa. Un universo che ferma per ora il totalizzatore della povertà alla drammatica quota 1200, 1200 persone che tendono la mano agli ‘Amici della Caritas’, le tasche vuote, la disperazione ad avvolgere il cuore come un velo di domopak che toglie il respiro. "Le persone che vengono a mangiare qualcosa di caldo nella nostra mensa hanno tutte il reddito di cittadinanza, provano a pagare le bollette con quei soldi. Spesso non ci riescono". Debiti che si accumulano, scadenze che arrivano e passano insolute, la paura ormai quotidiana di non riuscire a farcela più.

Cronaca

di Mario Bovenzi

Lo dice senza mezzi termini. "Il reddito di cittadinanza è fondamentale, senza questo aiuto molte delle persone che vengono qui non riuscirebbero ad andare avanti". Ha fatto una scelta di vita Stefania Malisardi, da anni nel mondo del volontariato. Si occupa del centro di ascolto e della distribuzione dei viveri dell’associazione ‘Amici della Caritas’ di Ferrara Comacchio. Un osservatorio privilegiato il suo, l’organismo guidato da Paolo Falaguasta, rappresenta l’ultima frontiera della speranza, un’ancora per chi si trova già oltre la soglia della povertà più estrema.
Nel piazzale, che si incunea in via Brasavola, oltre la porta del magazzino dove sono affastellati i pacchi spesa che i volontari distribuiscono, sfilano volti di chi ha dietro le spalle una vita che non è andata per il verso giusto, davanti il solo appiglio di quelle mani che passano la sportina. "Facciamo assistenza a chi vive in una condizione di povertà più estrema – dice Stefania Malisardi –, quella che viene definita assistenza di strada. Diamo vestiti, gettoni per farsi magari una doccia al bagno Kennedy, distribuiamo alimentari a lunga conservazione". Poi c’è la mensa, anche questa gratuita, per chi non ha più una casa, un tetto sulla testa sotto il quale coltivare affetti, briciole di un futuro. Sono 120 i volontari, un esercito. Undici i dipendenti, Stefania Malisardi è una di loro. Giovane, un bel sorriso, è approdata qui nel 2018, faceva il servizio civile. Poi ci ha messo, alfiere dell’esercito della solidarietà, la firma. Falaguasta, presidente dell’associazione, ricopre il ruolo di direttore della Caritas. "Accogliamo anche donne sole con bambini – racconta ancora –, alcuni sono proprio nati qui. Disponiamo di camere in una decina di appartamenti che si trovano in città, in questo momento dopo la prima drammatica emergenza della guerra in Ucraina ospitiamo ancora una quarantina di donne che sono fuggite alle bombe, donne con bambini". Il picco più alto della povertà si è verificato con il Covid. "Persone che facevano lavori stagionali, che comunque riuscivano a sbarcare il lunario si sono trovate dalla mattina alla sera senza niente. Adesso pare che da questo lato la situazione si sia un po’ ridimensionata, ma è arrivata l’emergenza Ucraina". Tra gli scopi dell’associazione c’è proprio l’accoglienza umanitaria in un costante difficile cammino verso l’integrazione dei migranti. Molte delle persone che sono in attesa di un pacco di pasta, una lattina di pomodoro, di qualcosa di mettere nella pentola e nello stomaco usano il reddito di cittadinanza per pagare le bollette e vengono qui a prendere i generi alimentari. Tecniche di sopravvivenza. Sono 247 le famiglie che vengono seguite in maniere continuativa. Un universo che ferma per ora il totalizzatore della povertà alla drammatica quota 1200, 1200 persone che tendono la mano agli ‘Amici della Caritas’, le tasche vuote, la disperazione ad avvolgere il cuore come un velo di domopak che toglie il respiro. "Le persone che vengono a mangiare qualcosa di caldo nella nostra mensa hanno tutte il reddito di cittadinanza, provano a pagare le bollette con quei soldi. Spesso non ci riescono". Debiti che si accumulano, scadenze che arrivano e passano insolute, la paura ormai quotidiana di non riuscire a farcela più.

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