FEDERICO DI BISCEGLIE
Cronaca

Pd, sfida a due per la segreteria. Nel primo confronto Uba-Zerbini fair play e voglia di discontinuità

Serata delle grandi occasioni al Barco, alla presenza di maggiorenti e consiglieri comunali. Le parole d’ordine vanno dal "ritorno fra la gente" al "mantenimento dell’unità del partito".

Serata delle grandi occasioni al Barco, alla presenza di maggiorenti e consiglieri comunali. Le parole d’ordine vanno dal "ritorno fra la gente" al "mantenimento dell’unità del partito".

Serata delle grandi occasioni al Barco, alla presenza di maggiorenti e consiglieri comunali. Le parole d’ordine vanno dal "ritorno fra la gente" al "mantenimento dell’unità del partito".

Per il momento vince il fair play. "Come ha detto giustamente Giada", "Come sosteneva bene prima Leonardo". Fra i due contendenti alla segreteria comunale del Partito Democratico, ieri sera al loro primo confronto pubblico a Barco, è andata più o meno così. Forse che il monito lanciato l’altra sera dal presidente nazionale del partito, Stefano Bonaccini, abbia già dato i suoi frutti? Certo, i profili sono differenti ma sia Zerbini che Uba ieri sera sono stati concordi nel dire che "gli avversari sono fuori dal partito, nel centrodestra, non dentro al Pd". Vi assicuriamo che per chi da un po’ bazzica le latitudini dem, è già un passo avanti enorme. Così come è un passo avanti enorme avere due contendenti "che hanno settant’anni in due".

Pur nelle diverse sfumature – lei più schleiniana movimentista, lui più pragmatico riformista – i due sono cresciuti nel vivaio del predecessore, Alessandro Talmelli, che, nonostante abbia deciso di dimettersi, ha lasciato dietro di sé più di un seme che sta germogliando. "Questo congresso – scandisce Zerbini – è una tappa intermedia per il raggiungimento di un obiettivo nel medio termine: quello delle Politiche ma soprattutto quello delle amministrative del 2029. Un appuntamento elettorale a seguito del quale il Pd deve tornare a essere forza di governo, perché questa città se lo merita".

Anche se, ammette Zerbini, "in questo momento non siamo in grado". La frase, pronunciata al cospetto di tutti i maggiorenti del partito (da Paolo Calvano a Tiziano Tagliani, passando per Massimo Maisto e Francesco Colaiacovo, il capogruppo Massimo Buriani e il nutrito gruppo consiliare) fa un certo effetto. Il pubblico, è quello delle grandi occasioni in casa Pd. "Dopo settant’anni – replica Uba, rispondendo alla domanda del moderatore, Francesco Negrini – nel 2019 abbiamo perso la città. Ora siamo in una fase di grande cambiamento, di cui il Pd deve essere un primo attore. Il centrodestra sta facendo regredire Ferrara: è il momento di un’inversione di marcia".

Per farlo, però, secondo l’ex sindacalista della Uil – un’esperienza dalla quale senz’altro è uscito arricchito – "occorre gestire al meglio la democrazia interna al partito: sapremo essere competitivi e offrirci come alternativa di governo solo se sapremo abbandonare logiche personalistiche e conciliaboli. Dobbiamo essere capaci di discutere, anche a muso duro, e poi uscire con una posizione di sintesi. Lavorando anche sul versante della comunicazione". Zerbini dal canto suo indica una rotta che ha a che fare con "il metodo di gestione del partito" che lo riporti "in discontinuità con alcune stagioni che abbiamo vissuto" a "parlare con le persone". Un punto problematico, in termini politici e nella logica di traguardare l’obiettivo della maggioranza di governo, è quello del rapporto con gli alleati di un’eventuale coalizione. Dopo l’esperienza drammatica del tavolo per l’alternativa – in cui è prevalsa la logica sinistramente grillina dell’uno vale uno – da entrambi i candidati è emersa una volontà precisa: "Rispettiamo tutte le posizioni – dicono sostanzialmente a una voce – ma il Pd deve avere un ruolo di capofila". Nella logica di "apertura del partito" sottolineata come necessità a più mandate da Zerbini, Uba aggiunge un’ulteriore proposta. "L’attuale maggioranza che governa Ferrara – analizza – è riuscita a costruire un largo consenso anche perché è stata in grado di parlare a tanti mondi diversi: dall’associazionismo al volontariato, passando per le categorie economiche e lo sport. Interlocutori che noi abbiamo perso e che dobbiamo recuperare. Ecco perché mi piacerebbe un tavolo permanente anche con i rappresentanti di questi mondi". Una proposta che si muove nel solco della "contaminazione" auspicata anche da Zerbini, come antidoto alle "scelte calate dall’alto a cui va posta fine". Anche su questo punto la convergenza è pressoché totale fra i due candidati. Tant’è che Uba rilancia – metodologicamente – l’idea di tornare a fare le primarie per uscire dalle sabbie mobili e per mettersi ai ripari "dalle tante tossicità che in questo momento attraversano il partito".

La via è quella della "discontinuità", secondo la candidata che rilancia e condivide il modello primarie per specificando che il partito prima di tutto debba "tornare fra le persone, dopo un ragionamento approfondito sulla classe dirigente, proponendo modelli inclusivi e partecipati". Il candidato invece è più propenso a parlare di "rinnovamento" che porti a "un bagno di realtà" superando i traumi della fusione a freddo fra Ds e Margherita che portarono alla fondazione del Pd. L’ultimo orientamento che a una voca sia Zerbini che Uba si sentono di dare è proprio quello indicato dall’ex governatore, ora parlamentare europeo Bonaccini. "Accogliamo l’invito di essere uniti anche dopo il congresso, perché solo così possiamo pensare di vincere – dicono – . Quella fra Stefano ed Elly è una sintesi che dovrebbe essere seguita da tutti: non viviamo di poltrone, lavoriamo per il partito". Il tramonto delle correnti?