Nel computer aveva oltre quaranta video dal contenuto pedopornografico, ma lui sostiene di non averli mai visti. Ha fornito la sua verità in aula il 65enne finito a processo perché scoperto in possesso di quel materiale proibito salvato tra i file del suo portatile. L’uomo è un volto già noto alle cronache giudiziarie in quanto imputato per una presunta truffa ai danni di un’anziana la quale, secondo l’accusa, sarebbe stata convinta a versare grosse somme a favore di un’associazione umanitaria pro Ucraina. Nell’arco di due anni avrebbe spillato alla malcapitata circa quattrocentomila euro. Ed è proprio nell’ambito delle attività svolte dalla guardia di finanza nel corso di quell’inchiesta che sarebbero emersi i file pedopornografici nel pc dell’imputato. Nel complesso, la procura gli contesta il possesso di 41 filmati completi e tre frammenti di video che ritraggono minori in atteggiamenti sessuali espliciti. Per quei fatti inizialmente il 65enne era stato raggiunto da un decreto penale di condanna a 1.800 euro di multa, emesso dalla procura di Bologna. Un provvedimento che però l’uomo ha impugnato, finendo quindi a processo davanti al giudice Marco Peraro.
L’udienza di ieri è stata dedicata all’esame di un teste e dell’imputato. Quest’ultimo ha fornito la propria versione dei fatti, respingendo le accuse. "Non ho mai visto quei video" ha scandito rispondendo alle domande del pubblico ministero Ciro Alberto Savino. L’imputato ha spiegato di aver appreso di questa vicenda quando, un anno fa, venne contattato da un avvocato d’ufficio bolognese che gli comunicava del decreto penale di condanna emesso dalla procura felsinea. "Sono caduto dalle nuvole – ha spiegato –. Non avevo mai avuto in precedenza notifiche o comunicazioni". Per quanto riguarda il suo computer, ha spiegato che spesso capitava di lasciarlo "in Ucraina (dove aveva sede la casa madre dell’organizzazione non governativa per la quale lavorava, ndr) per gli aggiornamenti da parte dei tecnici informatici. Era un pc da viaggio, che usavo nei miei spostamenti". L’imputato ha inoltre precisato di non avere installato programmi per scaricare file e che la password di accesso la forniva il reparto informatico della società. Il caso tornerà in aula il 21 gennaio. Oggi invece è prevista una nuova udienza dell’altra vicenda, quella legata alla presunta maxi truffa all’anziana.
Federico Malavasi