Via libera a incarichi post-doc e incarichi di ricerca. Dopo il voto alla Camera di martedì, che ha convertito in legge il decreto Pnrr Scuola, arrivano all’università "due nuove forme contrattuali precarie, che riducono le tutele di ricercatori e ricercatrici e comprimono le condizioni contrattuali previste dal contratto di ricerca". A intervenire sull’argomento sono Adi, Pd, M5S, La Comune e Civica Anselmo. "Uscito dalla porta, il Ddl Bernini è rientrato dalla finestra. Siamo molto preoccupate del rischio di moltiplicazione di contratti precari nella fase post-dottorale all’Università di Ferrara" afferma Sofia Gualandi, coordinatrice locale dell’Associazione Dottorandi e Dottori in Italia (Adi Ferrara).
Adi Nazionale ha analizzato l’emendamento Occhiuto-Cattaneo, assumendo una posizione nettamente contraria alla riforma: "I nuovi incarichi post-doc sono contratti di lavoro subordinato, a tempo determinato, della durata da 1 a 3 anni, riservati ai dottori di ricerca, con oneri didattici e di terza missione. I nuovi incarichi di ricerca ripropongono invece sotto mentite spoglie i vecchi assegni di ricerca".
La Flc-Cgil nazionale ha sollevato alla Commissione Europea due profili critici della riforma. "In questo modo aumentano l’insicurezza del lavoro e la condizione di precarietà, per l’oggettivo sovrapporsi di posizioni con gli stessi sostanziali requisiti di accesso, ma diverse condizioni e livelli di tutela contrattuali" recita l’esposto di Flc-Cgil, che si accompagna di dati sul rapporto tra lavoratori precari e di ruolo nell’università pubblica a livello nazionale, che supera il 52%. L’Università di Ferrara fa leggera eccezione, per il momento: il rapporto tra il personale precario (ricercatori a tempo determinato, assegnisti supera di poco il 25%.
"Ai nostri giovani chiediamo eccellenza, innovazione, massima flessibilità. E in cambio? Offriamo loro contratti usa e getta" dichiarano Pd, M5S, La Comune e Civica Anselmo.