Pesca di frodo Ferrara, distrutto l’arsenale dei predoni del Po

Sei tonnellate di materiale sequestrato. Parla il comandante della Polizia Provinciale Claudio Castagnoli

Il comandante Claudio Castagnoli con alla spalle diverso materiale sequestrato

Il comandante Claudio Castagnoli con alla spalle diverso materiale sequestrato

Ferrara, 17 maggio 2019 - La pesca di frodo è una piaga da combattere, a maggior ragione in un territorio come quello estense, dove i corsi d’acqua dolce ne caratterizzano la conformazione. Ecco perché appare così rilevante l’operazione compiuta dalla polizia provinciale, che in cinque anni ha portato al sequestro di sei tonnellate di materiale destinato alla pesca illegale e di cui il comandante Claudio Castagnoli ci dice di più.

Comandante, per quale motivo avete scelto di distruggere il materiale sequestrato, piuttosto che ricorrere alla rivendita all’asta?

«Il timore era che mettendo il materiale all’asta, si presentassero ad acquistarlo persone in combutta coi pescatori di frodo, che in qualità di prestanome avrebbero poi fatto tornare le reti e gli elettrostorditori nelle mani sbagliate. Solo alcuni elettrostorditori, poiché le batterie non sono state distrutte, ma saranno smaltite secondo le corrette modalità».

Quali rilevanze si sono verificate durante lo svolgimento dell’operazione?

«Penso al recupero di quattro chilometri di reti avvenuto in una sola notte, dopo undici ore di lavoro. O al sequestro di quelle reti poste in prossimità di un impianto idrovoro, che se fossero rimaste dov’erano, avrebbero rischiato di andare a danneggiare il funzionamento dello stesso».

Cosa può dirci invece dei pescatori che non esitano a danneggiare l’ecosistema ittico?

«Si tratta di rumeni provenienti dalla foce del Danubio, ma poi scacciati dalle forze dell’ordine locali, e perciò venuti nel nostro territorio perché anch’esso ricco di acque popolose. Si tratta di un gruppo che ricorre a elettrostorditori rudimentali e ad altri espedienti illeciti per accumulare nel minor tempo possibile le maggiori quantità di pesce, poi caricato a bordo di furgoni e trasportato senza riguardo igienico. È difficile stimarne il numero».

E durante questi cinque anni si sono verificati anche arresti?

«Al nostro intervento, i pescatori di frodo reagiscono dandosi alla fuga. Alcuni attraversano il canale a nuoto per scappare. Uno di loro nel tentativo stava per affogare e abbiamo dovuto salvarlo. Ma anche grazie alla collaborazione dei carabinieri cinque di loro sono stati arrestati e hanno scontato una ventina di giorni di carcere».

Si possono quantificare i danni ambientali?

«È un’operazione molto difficile, ma uno studio dell’Università riferito al 2015 ha stimato che in un solo anno il patrimonio ittico dei nostri canali era calato di un terzo e sicuramento un peso lo ha l’attività illegale di cui stiamo parlando».