di Federico Di Bisceglie
Si addensa una fitta nube di incertezza sul futuro della chimica italiana e, di conseguenza, ferrarese. La notizia della chiusura di uno degli impianti di Basell nello stabilimento di Brindisi non lascia ben sperare sulle prospettive del settore. Tanto più che Basell è uno dei principali player industriali del nostro petrolchimico. Tra l’altro, l’impianto che ha chiuso nello stabilimento pugliese, utilizzava – per il processo industriale – la tecnologia Spherizone elaborata al centro studi Giulio Natta di Ferrara. A puntare i riflettori sul caso Brindisi è il segretario regionale della Uiltec, Vittorio Caleffi che, in un ragionamento più ampio sul comparto della chimica italiana, mette in fila gli elementi di preoccupazione anche per l’impianto ferrarese. "Basell – scandisce il sindacalista – ha deciso di chiudere l’impianto – il più piccolo – a Brindisi, indebolendo così la sua presenza nel nostro Paese. Si tratta di un primo segnale molto chiaro della direzione in cui rischia irrimediabilmente di andare il settore della chimica di base. Ed è per questo che, a fronte della decisione aziendale, sono necessari alcuni ragionamenti anche sul Petrolchimico di Ferrara".
D’altra parte, al di là della chiusura, c’è un elemento che ancora non è stato chiarito fino in fondo al netto di quale indiscrezione di "corridoio". Attualmente, non è ancora stato siglato l’accordo di fornitura per le materie prima tra Eni-Versalis e Basell. Accordo dal quale dipenderanno molte delle scelte aziendali e, di conseguenza, la presenza dell’impresa nell’impianto. "Questo quadro di incertezze – commenta Caleffi – non fa altro che indebolire nel suo complesso il settore chimico e, il rischio in termini di forniture di materie prime, è quello di aumentare la dipendenza dell’Italia da altri Paesi". Di qui l’appello, anche alla politica, a mettere in cima alle priorità dell’agenda, il futuro del Polo Chimico. "In questa fase – riprende – è ancor più importante che vengano fatti degli investimenti mirati sul sito estense. A partire proprio dal progetto di revamping del ciclo idrico per gli impianti, di cui è capofila il Comune". Attualmente, su questo, è in corso un’interlocuzione ad alto livello con gli uffici del ministero delle Imprese e del Made in Italy. E, a quanto si apprende, il ministro Adolfo Urso, avrebbe preso seriamente la questione. Da ultimo, incalza il segretario della Uiltec, "occorre ragionare sempre di più in ottica di area vasta, rafforzando i rapporti con il distretto di Ravenna, potenziando il centro studi Natta e dando sempre maggiore centralità al comparto dei catalizzatori. Lo scenario che si è creato a Brindisi, va evitato in tutti i modi. Ferrara non può permetterselo".