Ferrara, picchiata e reclusa in casa. Marito e suocera a processo

Il calvario di mesi subito da una giovane donna dopo avere abortito raccontato ieri nel corso dell’udienza che vede alla sbarra madre e figlio

Picchiata e reclusa in casa, marito e suocera a processo

Picchiata e reclusa in casa, marito e suocera a processo

Ferrara, 17 settembre 2022 - Piccchiata e ingiuriata dal marito e privata della sua libertà personale, anche con la collaborazione della suocera, cioè la madre del marito del violento. Mesi e mesi vissuti nell’incubo, prima di riuscire a trovare la forza di denunciare e quindi uscire dal tunnel dei maltrattamenti in famiglia, una piaga che fa fatica a rimarginarsi. Si è svolta ieri mattina in tribunale a Ferrara una nuova udienza del processo che vede alla sbarra madre e figlio, rispettivamente di 54 e 35 anni, entrambi extracomunitari residenti in comune della provincia di Ferrara. Lui è accusato di avere ripetutamente maltrattato la moglie, offendendola, ma in alcune occasioni - secondo quanto emerso nel corso delle indagini – anche picchiandola e segregandola tra le quattro mura di casa per lungo tempo. Da luglio del 2018 a gennaio del 2019, almeno i mesi in cui è stato possibile ricostruire quando accaduto.

Un comportamento che sarebbe seguito, o comunque si sarebbe aggravato dopo che la donna aveva perso, a causa di un aborto spontaneo, il bambino che stava aspettando. Da qui in poi una situazione che non era mai stata rosea si è trasformata in un vero inferno. Condizione cui ha contribuito anche la madre del marito violento: "la trattenevano contro la sua volontà, per lunghi archi temporali, nella casa coniugale, impedendole qualsiasi movimento all’esterno". E’ quanto si legge negli atti del processo. In sostanza veniva privata della propria libertà. Costretta a rimanere in quell’abitazione trasformatasi in inferno, alcune volte sorvegliata 24 ore su 24.

Una condizione di prostrazione che con il trascorrere dei mesi ha portato la giovane donna a non riuscire a sopportare la situazione di profondo dolore in cui era piombata, ma anche a temere per la sua vita, considerando che il marito oltre ad offenderla e ingiuriarla con frasi irripetibili, qualche volta alzava le mani su di lei, minacciandola, tanto da farla temere per la propria vita. E’ stata questa paura a farle trovare il coraggio di denunciare che cosa era stata costretta a subire nel corso dei mesi e a far scattare le indagini su madre e figlio. Indagini che hanno portato, a febbraio del 2021, il giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Ferrara, Carlo Negri, ad accogliere la richiesta di rinvio a giudizio proposta dalla procura estense.

Nel corso dell’udienza di ieri davanti al giudice Giulia Caucci sono stati ascoltati alcuni testimoni per ricostruire il quadro di quanto accaduto da luglio 2018 a gennaio 2019. E’ seguito il rinvio a una successiva udienza per chiudere il dibattimento e iniziare la discussione.

Quasi superfluo aggiungere che la coppia nel frattempo si è separata e la ex moglie è riuscita a togliersi quelle catene che l’avevano inchiodata a lungo.