Piogge e laghi stabilizzano il Po "Ora ci preoccupa molto il Reno"

Calderoni (Bonifica Pianura): "Campi di mais e soia in sofferenza: ormai l’acqua evapora velocemente"

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Benino il Po, male il Reno. In estrema sintesi, è questa la situazione che si presenta oggi nel nostro territorio, alla vigilia di una settimana che si preannuncia calda sotto tutti i punti di vista. I fiumi della provincia hanno sete, ma mentre il Po è passato da una fase di ‘allarme’ ad una di ‘preallarme’ – complici alcune piogge qua e là, specie al Nord, che però non hanno cancellato un giugno da record, con la portata media di Pontelagoscuro che ha toccato quota -85% (dati Anbi) – il corso d’acqua che nasce dall’Appenino sta vivendo una crisi drammatica. "Per quanto riguarda il Grande fiume – puntualizza Stefano Calderoni (nella foto in basso), presidente del Consorzio di bonifica Pianura di Ferrara – la situazione si è, tutto sommato, stabilizzata. Quanto meno non sta peggiorando e, quindi, è possibile compiere ogni tipo di irrigazione. Il Reno, invece, è in una fase di costante peggioramento da metà giugno". In una scala di criticità, di fatto, il semaforo qui è rosso: vietata ogni sorta di prelievo. Si parla, per quanto riguarda il territorio ferrarese, di qualche migliaia di ettari, ma chi lavora nella zona è in difficoltà. E, come detto, il futuro è tutt’altro che roseo. Nei prossimi sette-dieci giorni, infatti, la colonnina di mercurio è destinata ad alzarsi. Caldo, afa, ma anche e soprattutto vento. Un elemento, quest’ultimo, assolutamente deleterio per le colture: "Anche solo visivamente – riprende Calderoni – è già possibile notare che i campi di mais e soia sono in sofferenza. Stanno paventando uno stress idrico importante, in quanto l’acqua evapora velocemente". Per gli agricoltori, dunque, non rimane altro che rivolgere lo sguardo al cielo, alla ricerca di qualche nuvola carica del cosiddetto ‘oro blu’. Per i dirigenti del Consorzio, invece, la speranza di una pioggia deve lasciar inevitabilmente spazio alla praticità di azioni politiche. In questo senso, l’attenzione è rivolta al governo. "Ci stiamo già muovendo in due direzioni – assicura il presidente –, sia con il Ministero delle infrastrutture, sia con quello dell’agricoltura. Grazie ai fondi del Pnrr, con il primo abbiamo già ottenuto l’accordo per un progetto, da 24 milioni di euro, riguardante il raddoppio della portata d’acqua lungo i quindici chilometri del canale San Nicolò-Medelana".

Differente, e più complesso, è invece il dialogo con il Ministero dell’agricoltura. Qui, i lavori di potenziamento di irrigatori e impianti sono in stand-by, in quanto "siamo in attesa delle graduatorie dei bandi che dovevano uscire a settembre 2021 e che, invece, sono ancora sono ignote", incalza Calderoni. Su questo versante, le zone interessate sarebbero quelle di valle Pega (con un impianto a pressione), Canaletta Mantello, Ponti (irrigatori) e Guarda.

"Il problema è che i progetti dovranno essere conclusi entro la metà del 2026 – aggiunge ancora il presidente del Consorzio – ma così è dura". Infine, c’è il tema dei costi attuali. Quelli che la siccità sta acuendo. La Bonifica, in termini di interventi straordinari con i venti impianti provvisori, ha già speso circa 600mila euro. "Per il momento è un costo a carico nostro – conclude Calderoni – ma se non dovessero essere rimborsati attraverso la gestione commissariale, rischierebbero di divenire una calamità anche per gli agricoltori stessi".

Matteo Langone