Non ci sarà più la faccia un po’ così di Syd Barrett, menestrello dei Pink Floyd prima che la follia prendesse piede nella sua mente; né lo sguardo maledetto di James Patrick Page, alla chitarra Jimmy, Led Zeppelin, autostrada per l’inferno incorniciato nelle copertine di un lp, un disco, oltre il velo di plastica e la vetrina. Angolo dei 4S, ‘Pistelli & Bartolucci’, un simbolo, che fa i bagagli, lascia il centro e se ne va un po’ più in la, in via Garibaldi. Alzi la mano chi, nel volgere dei tempi e generazioni, di ritmi e capelli diventati bianchi, lì davanti non si è fermato mai. Tappa obbligata quando uscivi dal liceo, gli occhi a quel long play con la linguaccia di Mick Jagger, Rolling Stones pietre che rotolano su un passato lontano.
"Non riesco più a sostenere l’affitto, ma non voglio che la musica si spenga, che questo sogno finisca", dice il titolare Riccardo Gadda ("Gadda proprio come lo scrittore", scherza). Che già molto ha fatto per non far morire quel sogno. "Ho rilevato l’attività – racconta, due ragazzi che sfogliano le copertine dei dischi, i capelli viola lei, lo sguardo perso lui – durante il Covid. Altrimenti Pistelli & Bartolucci’ avrebbe già chiuso e da parecchio". Dischi e musica, è scritto in caratteri cubitali su una delle vetrine. In quell’angolo che si affaccia su viale Cavour, rosa antico. "Questa attività ha 157 anni, si racconta che ospitava anche un negozio per vendere verdura e olio. Era uno spaccio. Parliamo dei primi del Novecento". Colonia e dentifricio, sapone e bottiglie di chinina, quella vera. I locali sono di proprietà del Comune. "C’è stato un momento grigio, nessuno comprava più i dischi, i clienti volevano solo cd – va indietro nel tempo –. Da alcuni anni gli Lp sono tornati di moda, abbiamo tanti clienti, gli affari vanno bene, la passione è tornata". Ma. "Ma con la musica non riesco a pagare l’affitto qui – le sue amare conclusioni –, quindi mi sposto un po’ più in là. Lo spazio è magari più piccolo però pago meno, una cifra sostenibile". Tra l’altro la nuova febbre per gli lp ha creato anche un effetto boomerang. "I prezzi sono aumentati, questo alla fine pesa sulla clientela".
Un altro squarcio del passato. La bottega storica Pistelli e Bartolucci, nel palazzo del Teatro Comunale, fu fondata da Galeazzo Bartolucci nel lontano 1854. Inizialmente era nata come bazar. Poi nel tempo è diventata discografia, musica e vendita di strumenti musicali, luogo di ritrovo per chi guardando Malcolm Young, Ac/dc, cercava sul filo delle sei corde di inerpicarsi in quei riff vorticoso. In una stanza c’è una batteria. "E’ la mia passione, mi piace suonarla", dice ancora Gadda che oltre alle bacchette prese le redini di quella che era la storica gestione di Alessandro Frignani. I negozi di dischi sono ormai mosche bianche. "Il nome ‘Pistelli & Bartolucci’ vivrà anche nel negozio che aprirò in via Garibaldi. La musica che amo? Molto rock, il rock degli anni Settanta e anche degli anni Novanta". Indossa la maglia con la Union Jack inglese – la bandiera degli Who, che Pete Townshend trasformò in una giacchetta –, sullo scaffale in alto un cartello. Pink Floyd, The dark side of the moon scontato perché le occasioni non sono solo per gli abiti; sul muro ’Storia di un impiegato’ di Fabrizio De André. Un mondo. "Alla fine ho fatto qui dentro quattro anni. Ho varcato la soglia come titolare nel 2021. E farò di tutto perché questo simbolo di Ferrara non si spenga". C’è già riuscito una volta.