ALBERTO LAZZARINI
Cronaca

Pizzardi (Confindustria): "Strade e formazione per attrarre più lavoro"

Ferrarese, 45 anni, è il nuovo vicepresidente per la zona Emilia centro "Bisogna rendere più attrattivo il territorio per i laureati, che se ne vanno".

Andrea Pizzardi (terzo da sinistra) con Sonia Bonfiglioli. e Fabio Tarozzi

Andrea Pizzardi (terzo da sinistra) con Sonia Bonfiglioli. e Fabio Tarozzi

"Le aziende creano lavoro, benessere e valore: per questo vanno difese". Non ha dubbi, Andrea Pizzardi, 45 anni, ferrarese, nuovo vicepresidente di Confindustria Emilia centro, nel sottolineare il ruolo di primo piano dell’imprenditoria oggi alle prese (ma sempre, si potrebbe dire) con le inevitabili criticità, il mercato che si evolve, sterzate improvvise, novità tecnologiche talvolta epocali. Pizzardi è l’amministratore delegato di Iperwood (sede nella zona Ferrara nord, produce novowood un materiale ecosostenibile in forte espansione per pavimentazioni e rivestimenti di edifici, 7 milioni di fatturato). La sua nuova veste di vice al fianco della presidente Sonia Bonfiglioli si aggiunge a quella di presidente della Piccola industria.

Pizzardi, nel Ferrarese c’è molto da fare?

"Sì. Le problematiche sono tante ma cito in particolare i collegamenti davvero scarsi che provocano diseconomie, il limitato interscambio di persone formate nelle imprese, la formazione di base non allineata con la richiesta in costante evoluzione del mondo dell’impresa. Ecco perché occorre una rivisitazione del percorso formativo degli istituti tecnici e professionali; spesso, poi, le scuole possono contare su strumentazioni spesso obsolete quando fuori, nel mondo produttivo reale, le macchine poggiano su tecnologie 4.0 o 5.0…. Poi bisogna rendere più attrattivo il territorio per i laureati che, altrimenti, se ne vanno o non arrivano".

Anche lo Stato è in ritardo?

"Anche lo Stato, che dovrebbe guardare concretamente al futuro senza correre dietro alle emergenze originate, peraltro, da una scarsa programmazione. Il risultato è che gli imprenditori soffrono una visione come questa, a breve termine. Il mondo, in sostanza, va a una grandissima e crescente velocità. Fra i problemi da risolvere, poi, c’è quello del costo dell’energia, fondamentale per gli imprenditori perché decisivo sul piano della competitività".

Le incertezze internazionali, poi, non aiutano.

"Vero, come testimonia l’introduzione o la semplice minaccia, da parte dell’amministrazione americana, di forti dazi che non sono la risposta giusta anche perché creano inflazione. Quando manca la certezza, le persone non consumano e non investono e le aziende calano negli ordinativi e nei fatturati. Siamo preoccupati. Sullo sfondo ci sono sistemi (Usa e Cina) che programmano molto velocemente. Noi e l’Europa no. Ma non possiamo fare a meno dell’Europa perché solo insieme i paesi del continente possono essere competitivi sul mercato della globalizzazione che non si può fermare".

Il futuro, anzi l’oggi, si chiama intelligenza artificiale.

"Questa nuova tecnologia sta producendo una svolta in tutti i settori nonostante non sia stato ancora compreso come sfruttarla al meglio. Certo consentirà progressi nella tempistica cancellando posti di lavoro ordinari ma aprendone altri più professionali".

E possiamo contare sul made in Italy.

"E’ così. I nostri sono spesso prodotti di altissimo livello che però non ci consentono di dormire sugli allori. Possiamo contare su filiere, reti e distretti che creano e sono la nostra forza, in particolare quella della piccola impresa, una grande risorsa".