Associazione a delinquere e spaccio: otto arresti, anche a Ferrara

E’ il primo risultato dell’operazione ‘Predatori’, che ha portato alla luce un vasto traffico di droga nel nord Italia

L’indagine era partita dalla squadra mobile di Trento, ma ha coinvolto anche gli agenti della Questura di Ferrara

L’indagine era partita dalla squadra mobile di Trento, ma ha coinvolto anche gli agenti della Questura di Ferrara

Ferrara, 7 maggio 2019 – Dodici ordinanze cautelari nei confronti di cittadini di Nigeria e Italia e 12 decreti di perquisizione, sempre nei confronti di altrettante persone. E’ il primo risultato dell’operazione “Predatori”, che ha portato alla luce un vasto traffico di droga tra Trento, Rovereto, Verona, Vicenza e Ferrara, gestito da un’organizzazione criminale, i cui appartenenti erano giunti in Italia come richiedenti asilo per motivi politici-umanitari o di protezione sussidiaria. L’indagine ha preso spunto dalle indagini “Bombizona” della squadra mobile di Trento, conclusasi l’ultima l’anno scorso, con l’arresto, in totale, di circa 60 persone ed il coinvolgimento a vari titolo di oltre 100 persone; 4 furono gli arresti in città. Uno degli arrestati era residente a Ferrara, pluripregiudicato e punto fermo dell’associazione a delinquere che riforniva di stupefacente che poi veniva immesso nel Triveneto da corrieri nigeriani. Nel corso delle indagini della Polizia, è stato dimostrato come lo stupefacente reperito da corrieri fuori provincia, soprattutto eroina e marijuana, era spacciato nelle principali piazze di Trento. La consorteria aveva anche intuito che assoldando tossicodipendenti italiani, grazie alle conoscenze dirette di quest’ultimi, si poteva consegnare la merce agli “amici” in luoghi diversi da quelli soggetti a controllo da parte della polizia. Non solo, quindi, si fidelizzavano i tossicodipendenti provenienti dalle valli, con un prezzo leggermente ribassato, ma si permetteva a questi, di essere certi di non essere oggetto di controlli e del sequestro della “roba” da parte della polizia. La forza del sodalizio che operava principalmente nelle città di Trento e Rovereto, derivava proprio dalla stretta sinergia che intercorreva tra tutti gli associati, che rinvestivano gran parte dei proventi per l’acquisto di nuove partite di droga. Risultavano, inoltre, vincolati da un legame di mutuo soccorso volto a risolvere i problemi legati alle vicende giudiziari degli affiliati, motivo per il quale utilizzavano parte degli introiti per il pagamento di spese legali.