Giro di prostitute per la Ferrara bene, chieste pene per oltre sei anni

È l’ammontare complessivo delle condanne proposte dalla procura per i tre imputati. L’accusa, sfruttamento della prostituzione

Sul giro di squillo hanno indagato i carabinieri di Ferrara (immagine di repertorio)

Sul giro di squillo hanno indagato i carabinieri di Ferrara (immagine di repertorio)

Ferrara, 14 giugno 2022 - Pene da un minimo di due a un massimo di due anni e tre mesi. Sono le richieste formulate dal pubblico ministero Barbara Cavallo nell’ambito del processo per un presunto giro di squillo che vede a giudizio tre persone, un romeno di 24, un italiano di 42 e un albanese di 33 anni.

L’udienza di ieri si aperta con l’audizione dell’ultimo testimone, una 25enne romena presunta sfruttata e moglie del primo dei tre imputati. La giovane ha riferito di essere arrivata in Italia con l’intento di lavorare, ma, non avendo trovato nulla, aveva iniziato a prostituirsi. Ha inoltre riferito di essere lei a sostenere tutte le spese di casa, dal momento che il marito lavorava saltuariamente, e di avergli inviato denaro anche quando lui era tornato in Romania. Una testimonanza che, secondo l’avvocato Filippo Sabbatani, difensore del 24enne, non farebbe pensare a un contesto di sfruttamento. Tesi quest’ultima per la quale invece propende l’accusa, facendo leva anche sulle numerose intercettazioni telefoniche tra la ragazza e l’imputato. La parola è poi passata al pm che ha esposto le proprie conclusioni al giudice Alessandra Martinelli. La procura ha chiesto la condanna per tutti: due anni di reclusione per il 24enne romeno, due anni e un mese per il 42enne italiano e due anni e tre mesi per il 33enne albanese. L’udienza è stata quindi aggiornata al 12 settembre per le arringhe dei difensori e la sentenza.

Al centro del procedimento c’è un ampio giro di prostituzione con tanto di tariffario per le prestazioni. L’inchiesta, condotta dai carabinieri, contava inizialmente una decina di indagati, le cui strade giudiziarie si sono però ben presto divise. I tre soggetti ritenuti al vertice del gruppo hanno definito la loro situazione patteggiando la pena. Si tratta di Stefana Mioara Poenaru (due anni di reclusione), Silvio Costin (un anno) e Mihaela Adina Porutiu (un anno). Per altri tre (difesi dagli avvocati Filippo Sabbatani, Eva Neri e Cecilia Tessarin) è stato disposto il rinvio a giudizio e il procedimento a loro carico è approdato ieri nella fase della discussione.

Secondo le accuse formulate a vario titolo, il gruppo avrebbe allestito un sistema di prostituzione con un tariffario a cui erano sottoposte anche le stesse ragazze. Ognuna di esse, infatti, era soggetta a una sorta di ‘doppio livello’ di sfruttamento. Per prima cosa, sostengono gli inquirenti, avrebbero dovuto versare una quota per vendere il proprio corpo in strada o in appartamento. In un secondo momento, poi, dovevano corrispondere al proprio protettore una quota di quanto guadagnavano dagli incontri con i clienti, molti dei quali della ‘Ferrara bene’. Per quanto riguarda i tre protagonisti di questo processo, l’accusa è di aver sfruttato la prostituzione di una paio di ragazze.