Pressioni alla Cidas da Lodi, il pm: "C’è stata concussione ‘piena’"

Indagini chiuse: secondo la procura l’intervento del vicesindaco non fu soltanto un tentativo. Costrinse il dipendente a non scrivere più post critici. La difesa: "Nessun illecito. Fu insultato in pubblico"

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di Federico Malavasi

Nuovi guai per il vicesindaco Nicola Lodi. Dopo la chiusura delle indagini sulla demolizione show del campo nomadi e sulle presunte diffamazioni al runner che correva in centro durante il lockdown, ecco che la procura ha tirato le fila di un’altra inchiesta che vede protagonista il numero due della giunta. Si tratta del caso Cidas. L’avviso di fine indagini è fresco di stampa. La notifica ai difensori di Lodi (gli avvocati Carlo Bergamasco e Ciriaco Minichiello) è arrivata ieri mattina. L’accusa è stata ritoccata rispetto a quanto ipotizzato all’inizio dell’attività investigativa. Il pubblico ministero Ciro Alberto Savino, a seguito di recentissimi sviluppi, ha infatti modificato la contestazione da tentata concussione a concussione consumata. Accusa pesante, per la quale ora il vicesindaco (unico indagato) rischia il processo. La vicenda intorno a cui ruota l’inchiesta è arcinota. Partita come un polverone politico tra la primavera e l’estate del 2020, ha ben presto assunto le tinte del caso giudiziario. Ma come si sarebbe concretizzata la concussione, secondo gli inquirenti? È presto detto. L’amministratore, abusando del suo ruolo, avrebbe fatto leva su Daniele Bertarelli, presidente di Cidas, chiedendo lo spostamento ad altra mansione di un dipendente della cooperativa, Daniel Servelli, che si era reso protagonista di commenti – sia sui social che dal vivo – ritenuti da Lodi offensivi e diffamatori. Per raggiungere il suo scopo, il leghista avrebbe fatto intendere che una risposta negativa da parte del presidente di Cidas avrebbe potuto compromettere le relazioni tra il Comune e la società, rapporti fatti di numerosi e importanti contratti per la fornitura di servizi.

Alle richieste di Lodi, stando a quanto emerso dalle indagini, non è seguito il demansionamento o lo spostamento del lavoratore dall’ospedale di Cona, luogo in cui presta servizio. Ci furono però un richiamo verbale (provvedimento di natura disciplinare) e un ulteriore avvertimento da parte del presidente (stavolta non disciplinare). Al di là di ciò, secondo la procura, le pressioni del vicesindaco avrebbero portato anche a risultati più concreti. Servelli, infatti, da quel momento avrebbe smesso di pubblicare post sul proprio profilo Facebook, dal quale in precedenza aveva criticato sia lo stesso Lodi che l’attività della Lega. Questo elemento, emerso con maggiore chiarezza dall’ultima chiacchierata tra la presunta vittima e il pubblico ministero, ha spinto la procura a rubricare una concussione ‘piena’ e non più tentata.

La vicenda al centro dell’inchiesta è cominciata il 7 aprile del 2020 all’ospedale di Cona. Durante una visita del vicesindaco al Sant’Anna, Servelli rifiutò di posare insieme a lui in una foto di gruppo con altri dipendenti Cidas. Un mese dopo, il lavoratore tornò sulla vicenda in un post su Facebook ritenuto diffamatorio nei confronti di Lodi. Il giorno successivo l’amministratore scrisse a Bertarelli, chiedendo di "valutare immediatamente in fase cautelare un ruolo diverso e al di fuori della struttura ospedaliera" per il dipendente. Una mossa necessaria, aggiunge, "per mantenere sereni rapporti collaborativi con la vostra cooperativa". A quella mail ne seguì un’altra del 14 agosto, in cui Lodi chiese nuovamente l’intervento di Bertarelli a causa di altri tre post contro di lui. Dopo questa richiesta, il presidente richiamò dalle ferie il dipendente, chiedendogli di smettere di scrivere post contro Lodi "in segno di riconoscenza verso la cooperativa". Richiesta a seguito della quale, secondo le accuse, Servelli smise di scrivere.

I difensori del vicesindaco sono sicuri che tutto verrà presto chiarito. "La vicenda per noi è chiara – sottolinea l’avvocato Bergamasco –. Lodi è stato insultato pubblicamente e c’è anche un ‘fine indagini’ per questo. Evidentemente il fatto che una vicenda riguardi Lodi ha l’effetto di una lente deformante. Quindi anche una cosa normale, come chiedere di non essere insultato in situazioni pubbliche, viene letta in maniera diversa e opposta". Per l’avvocato Minichiello "il vicesindaco è estraneo a un capo d’accusa senza alcun contesto, né soggettivo né oggettivo. Valuteremo gli atti e ci difenderemo nelle sedi opportune, certi di riuscire a chiarire tutto".