"Primo Levi, lettere da un’amicizia"

Il carteggio integrale sul web, progetto Unife coordinato della ricercatrice Mengoni. Stanziato un milione

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di Francesco Franchella

Primo Levi approda all’Università di Ferrara. Il progetto si chiama LeviNeT e consiste nella redazione di un portale online, su cui sarà ricostruita la mappatura integrale del carteggio tra Primo Levi e i suoi interlocutori tedeschi e germanofoni. Selezionato tra più di 4mila proposte e finanziato con 1 milione di euro dall’European Research Council (Erc), LeviNeT è da poco approdato al Dipartimento di Studi Umanistici di Unife, con il coordinamento della ricercatrice Martina Mengoni, dottorata alla Scuola Normale Superiore di Pisa.

Mengoni, quando è iniziato il suo rapporto con Primo Levi? "Ho iniziato a studiarlo quasi tredici anni fa. A Levi ho dedicato la mia tesi magistrale e le ricerche del mio secondo dottorato. Ho iniziato quasi da subito anche a collaborare con il Centro Internazionale di studi Primo Levi di Torino, che oggi fa parte, insieme all’Università di Ferrara, del mio progetto Erc Starting Grant"

Che ambiente ha trovato a Ferrara e nel dipartimento?

"Ho trasferito il mio progetto dalla Svizzera all’Università di Ferrara, e qui ho trovato un ambiente aperto e pronto ad accogliermi: direttore, colleghi, personale tecnico e amministrativo. Un progetto Erc come il mio, finanziato dall’European Research Council, è un’ottima opportunità per l’Ateneo e per il Dipartimento. Finora ho trovato massima disponibilità"

La corrispondenza di Primo Levi con intellettuali tedeschi e germanofoni sembra, all’apparenza, un argomento di nicchia. Qual è il valore di questo progetto?

"Considerato che Primo Levi è tradotto in più di 50 paesi del mondo e che i suoi libri vendono ancora oggi moltissimo, non direi che si tratta di un argomento di nicchia. È anche un autore che riesce a comunicare molto bene con le generazioni più giovani. Il progetto, poi, ha come oggetto una rete epistolare unica nel suo genere. Un uomo che è stato prigioniero quasi un anno ad Auschwitz, il cui libro di testimonianza è stato tradotto in Germania ovest, inizia a ricevere lettere da cittadini tedeschi che lo hanno letto. Ciascuna corrispondenza intavola un micro-dibattito su temi come: fare i conti col passato, la responsabilità, la vergogna, la memoria pubblica, la giustizia"

Quando e perché è iniziata questa corrispondenza?

"La corrispondenza è cominciata negli anni Cinquanta, quando l’editore di Francoforte Fischer ha comprato i diritti per tradurre in tedesco ‘Se questo è un uomo’. Il primo carteggio è quello con il traduttore Heinz Riedt, che aveva fatto il partigiano in Italia, a Padova. Ne nascono uno scambio bellissimo e una lunga amicizia. Poi arrivano i primi lettori di ‘Ist das ein Mensch?’ (‘Se questo è un uomo’ in tedesco), tra cui molti studenti, che dal libro si sentono interpellati".