Processo al vicesindaco di Ferrara, il procura chiede la condanna per concussione

Il pm propone due anni e otto mesi, la parte civile il risarcimento del danno. La difesa: "Nessuna pressione, va assolto"

Processo al vicesindaco di Ferrara Nicola Lodi

Processo al vicesindaco di Ferrara Nicola Lodi

Ferrara, 11 novembre 2022 - Più di cinque ore nel palazzo di giustizia trascorse ieri dal vicesindaco Nicola Lodi e dai suoi avvocati, Carlo Bergamasco e Ciriaco Minichiello. Ma non solo. Insieme a loro una corte di accompagnatori ’istituzionali’ tra alcuni fedelissimi consiglieri della Lega e tre assessori della giunta Fabbri (Matteo Fornasini, Marco Gulinelli e Dorota Kusiak) che hanno presenziato fuori dall’aula gup quasi costantemente, con qualche breve pausa per un caffè al volo. Presenza costante anche per tre agenti della Digos.

L’udienza era obiettivamente importante e la posta in gioco elevata. Pesante l’accusa: Lodi è a processo per concussione nell’ambito delle presunte pressioni che lui stesso, anche via mail secondo il pm Ciro Alberto Savino, avrebbe compiuto nei confronti del presidente della Cidas, Daniele Bertarelli, per far smettere un suo dipendente, Daniel Servelli, di offendere Lodi anche via social, oltre che averlo fatto sempre secondo la procura in un’occasione pubblica.

Pressioni che avrebbero portato a un provvedimento disciplinare per Servelli. Questi i fatti contestati a Lodi, che in due mail, sempre per il pm Savino avrebbe fatto pressioni su Cidas per far smettere il dipendente, ricordando il ’rapporto di lavoro che l’impresa ha con l’amministrazione comunale’. Un contratto da un milione e seicentomila euro. Questo ha argomentato ieri in aula, in una requisitoria durata poco più di mezzora, il magistrato, sostenendo che di concussione si è trattato, peraltro vergata in due mail inviate dal vicesindaco al presidente Cidas, il quale ha risposto nella stessa giornata. Concusso Servelli, il dipendente, per mezzo del suo presidente.

Quadro che ha portato il pubblico ministero a chiedere la condanna di Lodi a due anni e otto mesi di reclusione: pena che parte dal minimo previsto per la concussione, sei anni, ridotta a quattro per il riconoscimento delle attenuanti generiche (collaborazione nel corso delle indagini e modalità di esecuzione del reato) e ulteriormente ridotta di un terzo per il rito scelto, l’abbreviato. Alla fine due anni e otto mesi di reclusione. Ma dopo più di due ore di arringa della difesa di Lodi, oramai giunti alle 17 quasi, il gup Danilo Russo ha deciso di prendersi un po’ di tempo per decidere e ha rinviato per repliche e sentenza al 16 febbraio prossimo.

Soltanto allora si saprà se il giudice dell’udienza preliminare accoglierà la richiesta della pubblica accusa e condannerà il vicesindaco, il quale non solo non può beneficiare della sospensione condizionale della pena, ma, soprattutto, la concussione è uno dei reati che prevede per un amministratore pubblico la sospensione immediata dalla carica per almeno dodici mesi. Ecco perché la posta in gioco è elevatissima. Poco dopo le 17, a udienza finita, il vicesindaco è uscito dall’aula sempre contornato dai suoi legali e dagli amministratori rimasti nell’attesa. Non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione. Nessuna dichiarazione neanche da parte del pubblico ministero Savino, che ha ’parlato’ con le sue indagini e con la richiesta di condanna.

Soddisfa tta l’avvocata Gaia Fabrizia Righi che assiste la parte civile, il dipendente Cidas, Servelli. "Siamo soddisfatti – ha dichiarato al termine dell’udienza – Avremmo preferito che ci fosse subito la sentenza, ma va bene così". Al termine della sua arringa Righi ha chiesto il risarcimento del danno, con il riconoscimento di una provvisionale di ventimila euro.