Progetto per usare acqua reflua ripulita grazie all’energia solare

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Arrivare al più presto ad applicare la tecnologia nelle aree dove vi è scarsità d’acqua o assenza di precipitazioni. E’ questo il traguardo che si pongono le ricercatrici e i ricercatori impegnati in Serpic, progetto di ricerca finanziato dal programma Horizon 2020 della Comunità Europea, nella call Jpi - Acquatic Pollutants. Tra loro la professoressa Paola Verlicchi, a guida del gruppo di ricerca in Ingegneria Sanitaria-Ambientale del Dipartimento di ingegneria dell’università di Ferrara, che spiega spiega il progetto: "Stiamo sviluppando una nuova tecnologia che fornisca acqua utile all’irrigazione e alla produzione agricola, in condizioni di scarsità. Per farlo dobbiamo riutilizzare le acque reflue, ma dobbiamo essere in grado di rimuovere dagli scarichi dei depuratori i microinquinanti". I contaminanti emergenti sono farmaci, prodotti per la cura e l’igiene personale, microrganismi patogeni, batteri e geni antibiotico-resistenti. "Eliminati tali inquinanti, l’acqua verrà utilizzata per l’irrigazione dei campi o ritornerà ai corsi d’acqua, evitando così che questi si disperdano nell’ambiente" illustra Verlicchi. Proprio a Unife si svolge il monitoraggio dei contaminanti emergenti, condotto sia con indagini bibliografiche sia sul campo. Il progetto prevede una fase d’informazione rivolta ai decision-makers istituzionali, per incentivare investitori e nuovi partner. "A Ferrara organizzeremo un workshop sul riuso delle acque e sui rischi". Lo studio, che si concluderà nel 2024, è stato finanziato con 1,3 milioni, è coordinato dall’istituto di ricerca tedesco Fraunhofer-Gesellschaft e.V.