
L’ordinanza regionale ferma il lavoro nei cantieri e in campagna dalle 12 alle 16, le ore più calde della giornata
Non si allenta la morsa del caldo africano. E’ stato registrato un aumento delle chiamate e dei ricoveri al Pronto soccorso. Numerosi gli anziani che sono stati accompagnati in ospedale dai familiari per i sintomi legati all’ondata di calore che, a causa dell’umidità, tocca punte di 40 grandi. Ma hanno fatto ricorso alle cure dei sanitari anche runner e ciclisti. "Fare sport nelle ore più calde è pericolodo", avvertono i medici.
Sos salute. Dal 15 giugno al primo luglio nei 4 Pronto soccorso provinciali l’incremento degli accessi si attesta attorno al 5-6% rispetto al totale degli ingressi registrati nello stesso periodo del 2024. Di questi il 10-12% è dovuto a patologie legate all’ondata di calore. La maggior parte dei pazienti che si è presentata al Pronto soccorso per questo tipo di patologie ha più di 75 anni. Ma si registra anche un discreto numero di pazienti sotto i 65 anni che hanno dovuto far ricorso alle cure mediche per problematiche legate al caldo. In particolare diversi sportivi come runner o ciclisti".
La corsa al ’fresco’. Si corre ai ripari. Secondo i dati raccolti da idealo.it, portale internazionale di comparazione prezzi, le ricerche di condizionatori sono cresciute in questo periodo infuocato del +206%. Il boom nella settimana dal 26 giugno al 2 luglio, rispetto ai sette giorni precedenti. Una conferma di quanto il clima influenzi le abitudini di acquisto online.
Incubo black out. Condizionatori a palla nelle case e nelle imprese, lievitano i costi. Quelle che arriveranno non saranno certo bollette leggere. Ma a far paura è l’oscuramento, la luce che si spegne nelle case. Come del resto è successo anche in città italiane con il bollino rosso.
Dalla città ai campi. "Il rischio di stress idrico nelle colture come mais, soia e barbabietola è dietro l’angolo – spiega Claudio Mesini, imprenditore cerealicolo, presidente della sezione cerealicola di Confagricoltura Ferrara, componente della sezione a livello regionale –. Con questo clima si deve far ricorso all’irrigazione molto più intensamente. Il mais è una coltura irrigua e con queste ondate di calore soffre di più. Chi non può irrigare o sceglie di non irrigare, va incontro a rischi. Tutto ciò, naturalmente – prosegue – comporta un forte dispendio di energie lavorative, ma soprattutto l’innalzamento di costi e spese gestionali". Vincenzo Zaghi, società agricola Zerla (Confagricoltura), possiede una sessantina di ettari coltivati a mais. "E’ arduo lavorare a queste temperature, una lotta impari – racconta Zaghi –. I costi energetici sono proibitivi e i prezzi dei prodotti agricoli sul mercato assai poco remunerativi, la risorsa idrica tra l’altro non è infinita. Se non irrighiamo giorno e notte tutte le foglie fino all’altezza della spiga sono irrecuperabili".