"Quel verdetto è inappellabile Gli atti dell’assise non rischiano"

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Sono molti gli interrogativi generati dalla sentenza del Consiglio di Stato che giudica non valide le dimissioni di Rossella Arquà dal Consiglio comunale. Francesco Fersini (foto), avvocato esperto di diritto amministrativo, ci ha aiutato a gettare luce sui risvolti più tecnici del verdetto. A partire dalla possibilità di ulteriori impugnazioni della decisione. "Le sentenze del Consiglio di Stato – chiarisce il legale – sono inappellabili, a meno che non si pongano questioni di giurisdizione, come ad esempio se il caso in questione fosse di competenza del giudice civile e non di quello amministrativo". Anche il ricorso al prefetto, ventilato dal sindaco Alan Fabbri, non sembra una strada percorribile. "Difficile che si opponga a un giudicato – spiega Fersini –, anche per una questione di cortesia istituzionale".

L’altro grande interrogativo che in molti si sono posti è se siano legittimi gli atti approvati dal Consiglio comunale mentre tra i banchi sedeva Stefano Franchini, subentrato ad Arquà. Secondo l’avvocato, non dovrebbero correre rischi. E questo per una serie di ragioni tecniche. "Esistono un principio di conservazione degli atti amministrativi e un principio di legittimo affidamento – illustra il legale –. In ogni caso le delibere amministrative vanno impugnate entro sessanta giorni e sono impugnabili quelle immediatamente lesive da parte di chi ha interesse. Il rischio, al massimo, potrebbe esserci per gli atti degli ultimi sessanta giorni. C’è infine il tema del ‘voto decisivo’ di Franchini. In teoria, infatti, in dubbio potrebbero essere quelle approvate esclusivamente grazie alla sua preferenza". Altro tema. Il provvedimento del giudice non ha conseguenze dirette sul presidente del Consiglio comunale Lorenzo Poltronieri, sulla cui condotta si incentra buona parte della sentenza. "La conseguenza è l’illegittimità dell’atto – spiega Fersini –, salvo che non emergano profili di responsabilità erariale. Certo, le opposizioni chiedono le dimissioni, ma questo fa parte della dialettica politica". Per quanto riguarda Arquà, infine, ora sarà necessario un atto specifico per ottemperare alla sentenza del giudice. La consigliera ‘riammessa’ potrebbe inoltre far valere il fatto di non aver preso i gettoni di presenza nel periodo in cui è stata fuori dall’assise in maniera considerata illegittima.

f. m.