Il rabbino: «Italiani brava gente? No, consegnarono gli ebrei alle SS»

La dura riflessione di rav Caro, che non ha risparmiato la Chiesa

Il rabbino capo della comunità ebraica di Ferrara, rav Luciano Meir Caro

Il rabbino capo della comunità ebraica di Ferrara, rav Luciano Meir Caro

Ferrara, 29 gennaio 2017 - Il giorno della memoria ricorda le vittime dell’Olocausto alle quali tutta l’Italia affianca anche il ricordo dei tanti che, nel silenzio, a rischio della vita hanno nascosto ed aiutato perseguitati e deportati, un numero sconosciuto di italiani dei quali solo una piccola parte è stata riconosciuta tra i giusti di Yad Vashem per via del lungo processo documentale che richiede anche la testimonianza di almeno 3 salvati viventi. Ieri, lo scossone del rabbino capo della comunità ebraica di Ferrara, rav Luciano Meir Caro. «Siamo abituati a dire ‘italiani brava gente’. Non è vero – ha detto il rabbino a Cento durante la presentazione del libro Il Cimitero ebraico di Cento negli epitaffi e nei registri delle Confraternite –. Oltre il 90% degli ebrei deportati dall’Italia devono la loro soppressione agli italiani che li hanno denunciati e mandati nei campi di concentramento. Bisogna rendersi conto di cosa è successo, soprattutto ora che stanno scomparendo anche i pochissimi testimoni. Chi è sopravvissuto, come me, lo deve a un cittadino italiano che l’ha protetto ma, per chi è stato deportato, il lavoro sporco è stato fatto da italiani e con molto entusiasmo. Chi denunciava riscuoteva una taglia. Mio padre finì ad Auschwitz dopo una spiata a scopo di lucro. Nella grande civiltà italiana gli ebrei non credevano sarebbe potuto succedere, anche per la presenza del Papa». Parole pesanti, soprattutto per i tanti che conoscono le storie più o meno note di chi ha cercato di salvare queste persone e che, per mancanza di testimonianza dei sopravvissuti, non figura tra i giusti. «Ci sono stati eroi che hanno salvato il salvabile – ha continuato rav Caro – ma il lavoro sporco della persecuzione in Italia l’hanno fatta gli italiani, su ordine dei tedeschi e molto volentieri. Di Papa Pio XII si dice che ha fatto ma non ha mai detto ufficialmente una parola nonostante avesse il dovere e l’obbligo morale di protestare – ha continuato puntando il dito su colui che la storia recente svela aver chiesto proprio aiuto a Bartali, inserito in una enorme rete clandestina ecclesiastica di salvataggio –. Gli ebrei aiutati dalla chiesa lo sono stati per bontà del singolo come il prete della località dov’eravamo nascosti». Un’altro dei tanti assenti tra i Giusti. «Per noi il giorno della memoria è tutti i giorni ferita riaperta periodicamente dal negazionismo o sottovalutazione della shoah. L’Europa non ha ancora fatto completamente i conti con le proprie responsabilità – ha concluso –. Tra poco sarà facile il compito di chi vuole sostenere che sia una invenzione ebraica».

di LAURA GUERRA