Ferrara, 15 novembre 2023 – Una serata tra amici trasformata in un incubo. Le voci e le risate che si spengono, l’ansia che stringe la gola e una lama che spunta dal nulla quando tutti se ne sono andati. Poi l’aggressione e la violenza sessuale, consumata tra le mura di quell’appartamento che avrebbe dovuto essere teatro di qualche ora di serenità in periodo di piena pandemia.
Fotogrammi della vicenda approdata ieri in tribunale e che vede protagonisti una ragazza all’epoca dei fatti diciassettenne e un giovane di poco più anziano. Sulle spalle di quest’ultimo pesava un carico di accuse tutt’altro che lieve.
Era infatti imputato di violenza sessuale su minore, aggravata dall’utilizzo del coltello. Il processo si è concluso ieri mattina davanti al giudice dell’udienza preliminare Carlo Negri. L’imputato – che ha scelto di essere processato in rito abbreviato – è stato condannato a cinque anni e otto mesi di reclusione oltre a una provvisionale da quindicimila euro per la parte civile. Una pena leggermente più bassa rispetto a quella chiesta dal pubblico ministero Andrea Maggioni, sei anni di reclusione al netto della riduzione prevista dal rito alternativo.
I fatti al centro del procedimento risalgono al 17 novembre del 2020, in pieno periodo Covid. In un appartamento in città si riunisce un gruppo di giovani per una festicciola. Tra questi ci sono l’imputato e la persona offesa. Prima di quel giorno non si conoscevano.
La serata sembra scorrere liscia, come un qualsiasi ritrovo tra giovanissimi. A un tratto, però, la situazione cambia radicalmente. Alcuni dei presenti escono dall’appartamento. In casa rimangono solo la 17enne e il 24enne. È proprio in quegli istanti che si precipita dalla spensieratezza all’inferno.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, approfittando di quel momento di solitudine il ragazzo punta un coltello alla minore e la obbliga ad avere un rapporto sessuale. Quando gli amici rientrano in casa, l’abuso si è appena concluso.
Trovano la ragazza sconvolta e con alcune ecchimosi alle ginocchia e al fianco. Alla vista degli amici, la malcapitata riferisce subito quanto accaduto. La mattina seguente quello stesso racconto viene ripetuto ai carabinieri che raccolgono la denuncia.
Parte così l’inchiesta che sfocerà nel processo concluso ieri davanti al gup. Oltre alla testimonianza della minore, gli inquirenti hanno sentito i presenti e l’indagato, il quale avrebbe negato ogni addebito. Alle audizioni si sono poi aggiunti gli accertamenti tecnici eseguiti dai carabinieri del Ris su alcune macchie di sangue sul foulard della ragazza (tracce riconducibili all’imputato, che si era ferito durante l’aggresione) e l’incidente probatorio, nel corso del quale la malcapitata ha confermato quanto già riportato in denuncia.
Il difensore dell’imputato, l’avvocato Alfonso Marra, dopo aver ascoltato la sentenza ha espresso tutti i propri "dubbi", legati principalmente "alla mancanza di tracce biologiche del mio assistito sul corpo della persona offesa. Faremo appello". Soddisfatta invece l’avvocato Sara Bertelli, legale della giovane: "Il quadro probatorio emerso – ha dichiarato – ha confermato l’attendibilità delle sue affermazioni".