"Recuperiamo l’ex Sivalco" L’appello di Mastacchi

Il capogruppo di Rete Civica scrive alla Regione per un intervento immediato "A Valle Campo un’area degradata da utilizzare per un centro ittiogenico"

Migration

COMACCHIO

"Recuperare e riutilizzare l’area dell’ex impianto pilota dell’ex S.I.Val.Co. in Valle Campo". È questa la richiesta che viene avanzata dal capogruppo di Rete Civica – Progetto Emilia-Romagna, Marco Mastacchi, che ha presentato un’interrogazione al presidente dell’Assemblea legislativa e alla giunta regionale. "A Valle Campo, nel cuore del comprensorio vallivo lagunare di Lido di Spina – ricorda Mastacchi - si trova lo scheletro di una struttura che, all’inizio degli anni ‘70, avrebbe dovuto rilanciare nel mondo l’immagine di Comacchio quale città pescosa e regno dell’anguilla. La gestione di questo impianto sperimentale, divenuto poi centro ricerche, era stata affidata alla ex S.I.Val.Co. spa, che vedeva insieme Regione, Comune, Provincia, Ersa e Sopal. Oggi, del progetto pilota di allevamento intensivo in vasca di specie ittiche pregiate, rimangono solo i ruderi di un impianto abbandonato dal 1996, con le sue coperture in eternit". All‘interno della struttura – riporta Mastacchi - sono ancora presenti alcune marrette, imbarcazioni tipiche lagunari, impiegate nei secoli scorsi per trasportare le anguille alla Manifattura dei Marinati, oltre alle vasche per l’allevamento in cattività delle anguille e ad apparecchiature e strumenti che non sono stati recuperati dopo il fallimento: "L’impianto, gestito dal 1973 e sino al suo fallimento dalla S.I.Val.Co. spa, sorge lungo il percorso ciclabile che attraversa Valle Campo ed è ormai in una situazione di abbandono totale, avvolto da una vegetazione selvaggia che contrasta con la bellezza della valle".

Secondo Mastacchi, tale spazio si presterebbe alla realizzazione di un centro ittiogenico per lo studio e il pre-ingrasso dei molluschi, alimentato da celle fotovoltaiche "che potrebbe sorgere negli spazi dell’ex impianto pilota. Valle Campo potrebbe diventare sede dell’acquacoltura e della vallicoltura in ambito ecologico, turistico, enogastronomico e didattico per la salvaguardia dell’anguilla europea del territorio. La formazione di nuovi vallicoltori nella zona e la possibilità di fare reddito, soprattutto durante i periodi di fermo, con friggitorie a ‘chilometro zero’ e itinerari turistico-ambientali-gastronomici guidati, rappresenterebbe la possibilità di riscatto per quest’area depressa". Da qui, la richiesta alla giunta regionale riguardo a se e come intenda "attivarsi per riqualificare l’area e se non ritenga opportuno riutilizzare la struttura per realizzare un centro ittiogenico"; e chiede, inoltre, se la stessa giunta intenda "impegnarsi per far diventare quest’area depressa una fonte di reddito, grazie a nuovi itinerari turistico-ambientali e gastronomici in cui includerla".

Valerio Franzoni