REDAZIONE FERRARA

"Referendum, tra dovere ed esercizio di un diritto. L’invito a disertare il voto"

Caro Carlino, secondo la Costituzione (art. 48) votare è un dovere del cittadino, un dovere civico. Partecipare al referendum è, invece,...

Caro Carlino,secondo la Costituzione (art. 48) votare è un dovere del cittadino, un dovere civico. Partecipare al referendum è, invece, l’esercizio di un diritto (art. 75). Quale la differenza? Chi non vota viola un dovere, compie un atto scorretto ma non sanzionato se non blandamente sul piano etico. Diversamente, chi non partecipa a un referendum non compie una scorrettezza ma sceglie di non avvalersi di un diritto. Così facendo esprime un atto volontario, vale a dire si avvale di una possibilità che la legge gli consente ma che, nell’intenzione del legislatore, ha un significato ben preciso: non ritiene che la rilevanza dell’iniziativa sia tale da coinvolgere l’interesse del cittadino se questo, in qualche maniera, quell’interesse non ritiene di tutelarlo direttamente. Chi, invece, attraverso una interpretazione distorta dello spirito della legge stimola la non partecipazione al referendum in pratica sfrutta una sorta di vuoto legislativo con il quale viene sommato al disinteresse per il quesito referendario il voto negativo. Non è una violazione di legge ma il promuovere questa scorretta utilizzazione del “non voto” non si addice a chi, avendo degli incarichi istituzionali, sarebbe tenuto non solo a rispettare il senso proprio della legge ma anche a farlo rispettare. Per questo possiamo concludere che è scorretto che il presidente del Senato incoraggi a disertare il voto ma, peggio ancora, che la presidente del consiglio prenda in giro i cittadini dicendo che andrà al seggio e non ritirerà le schede, in pratica andrà al seggio ..... a salutare.f. m.

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Caro Carlino,a proposito del referendum, relativamente ai quesiti sul lavoro, ritengo sia semplicistico abrogare un legge con un "SI" trattandosi di argomenti troppo specifici e articolati che la grande maggioranza degli Italiani non è in grado di giudicare. Come mai solo adesso parte dell’opposizione e dei sindacati sollevano questo problema? Credo andasse sollevato quando Renzi era primo ministro! Riguardo al quesito sulla cittadinanza, che è una cosa seria non da svendere, penso non sia solo un problema di 5/10 anni, non e sufficiente nascere qui. Bisogna che le famiglie che vengono nel nostro Paese dimostrino, fermo restando i loro usi e costumi, di essersi inserite a pieno titolo (per me se uno rispetta le regole può ottenere la cittadinanza anche prima dei 5 anni). Nei paesi civili non esistono solo i diritti ma anche i doveri.Stefano Paltrinieri