Resca: "Intollerabile prevaricazione sul CdA Abbiamo lavorato gratis e con buoni risultati"

Lo strappo sul contratto di Ovadia: "Avevamo offerto una cifra congrua, commisurata alle difficoltà del mondo dello spettacolo". Il dissidio finale con Sgarbi: "Vittorio è geniale, ma quando dice ’a Ferrara la cultura è roba mia’ andrebbe contenuto"

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di Stefano Lolli

"Un amico, quando seppe che avevo accettato l’incarico di presiedere il Teatro Comunale, mi disse: ’sei l’unico che può tenere a bada Sgarbi’". Mario Resca, dimissionario e forse già dimissionato dal sindaco, ricorda la profezia che, alla luce degli ultimi avvenimenti, si è rivelata errata.

La scelta sua e del CdA di rimettere il mandato si lega dunque all’ingerenza di Sgarbi nella nomina di Moni Ovadia.

"Non nella nomina, perché quella l’abbiamo condivisa. Persino forzando un po’ la mano, perché per il direttore artistico sarebbe servita una selezione; ma Vittorio ci disse di non far storie, andava fatto per ’chiara fama’, e l’indicazione ci era parsa ragionevole. Avevamo stabilito, oltre alla durata annuale dell’incarico, una somma che ci sembrava congrua. Tenendo conto anche del fatto che il teatro è ancora chiuso, e che nel mondo dello spettacolo ci sono intere compagnie che non percepiscono nemmeno un euro".

Poi sono state cambiate le carte in tavola. E questo ha innescato la tensione.

"Inevitabile, All’indomani, l’offerta è stata rigettata senza che a noi sia stato detto. Poi, da una conferenza stampa cui non siamo stati neppure invitati, abbiamo appreso che erano cambiate radicalmente le cifre in ballo, e che Ovadia avrebbe avuto un incarico di tre anni e mezzo, con ingaggio raddoppiato".

Di qui il sussulto d’orgoglio dell’intero CdA.

"Più che un sussulto, come si è visto (Resca sorride, ndr). Chi pensava che fossi venuto a Ferrara per portare a spasso il cagnolino, e che al CdA si potesse mancare così platealmente di rispetto, non aveva fatto i conti con il nostro senso di responsabilità. La forma, mi creda, è sostanza, e comunque va rispettato il codice civile, che ancora assegna precise competenze a chi è formalmente nominato".

Con Sgarbi ha avuto una qualche forma di chiarimento?

"Ci siamo sentiti e, al telefono, ha fatto lo... Sgarbi: a un certo punto, dopo qualche espressione delle sue, ha detto ’o dai le dimissioni tu, o le dò io’".

Più che da palcoscenico, sembra una frase da Ok Corral.

"No, no. Vittorio lo conosce anche lei, è così ma non è cattivo. E’ persona di enorme talento, una risorsa per Ferrara, purtroppo spesso esonda, deborda. Ma io non ho malanimo nei suoi confronti".

Crede che il sindaco Fabbri e l’assessore Gulinelli avrebbero potuto e dovuto mediare?

"Credo servirebbe qualcuno in grado di contenerlo. Quando afferma, e io l’ho sentito, ’a Ferrara la cultura è roba mia’, dimentica che la cultura non richiede solo geniali intuizioni, ma anche attitudine alla gestione, specie in strutture importanti come una fondazione teatrale".

E’ dispiaciuto che Fabbri, di fronte alla vostra richiesta di fiducia, abbia solo espresso un rapido ringraziamento?

"Mi rammarica che non si sia preso il tempo di un confronto, viso a viso. Ma la decisione era già presa. Tuttavia lo ringrazio anche io, per la stima e l’autonomia accordate in questo anno e mezzo".

Un periodo impegnativo.

"Abbiamo l’orgoglio di aver rimesso in moto la macchina del teatro. Abbiamo fatto 36 spettacoli malgrado la pandemia, anche grazie all’eccezionale motivazione del personale. Chiudiamo anche con un utile di bilancio che sfiora i 500mila euro. In più, e questo lo iscrivo ai miei meriti, sono arrivati sponsor rilevanti, da Bonifiche Ferraresi a Eni. Ci ho messo la faccia, come sempre nella mia carriera di manager".

Sgarbi dice che lei si era come arrogato la carica di direttore generale.

"Io non ho mai travalicato i miei compiti, ben consapevole anche dei miei limiti. Sono stato mirabilmente affiancato da Marino Pedroni, che purtroppo andrà in pensione dal 18 febbraio".

Dimentica il coadiutore artistico Marcello Corvino, manager tra l’altro sia di Sgarbi che di Ovadia.

"Nessun problema con lui, anche se andava un po’ per conto suo. Però, sappia, io non personalizzo. Questa non è una faida da Shakespeare, ma una questione seria. Un CdA, che tra l’altro ha sempre operato all’unanimità e a costo zero, non può essere prevaricato".

E adesso?

"Il mio pensiero va ai dipendenti: mi auguro che non ci siano epurazioni, ripicche o ’notti dei lunghi coltelli’".

Auguri anche a Ovadia e Sgarbi?

"Perché no? Ovadia, tecnicamente, è in stand by. Provvederà il nuovo Consiglio. In quanto a Sgarbi, spero non faccia come in altre città, dove dall’idillio iniziale è passato, scusi il termine, al casino. Chieda alla comune amica Letizia Moratti..."