Revisioni false, tariffe e consegne a domicilio

Spuntano nuovi dettagli dell’inchiesta sulle presunte mazzette in Motorizzazione. Prezzi variabili a seconda della condizione del mezzo

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di Federico Malavasi

Tanta, forse troppa confidenza tra funzionari e imprenditori, tariffari distinti per tipo di veicolo e relative condizioni oltre a un vero e proprio servizio di consegna a domicilio dei documenti farlocchi riservato ai ‘clienti’ più affezionati. Spuntano nuovi dettagli dalle pieghe dell’inchiesta sulle presunte revisioni ‘comprate’ alla Motorizzazione, indagine condotta da polizia stradale e guardia di finanza sotto la regia del sostituto procuratore Andrea Maggioni. Elementi riportati dal giudice per le indagini preliminari Vartan Giacomelli nelle oltre duecento pagine dell’ordinanza che ha portato a sette misure cautelari, tre in carcere e quattro ai domiciliari. All’Arginone sono finiti due funzionari della Motorizzazione Civile, Cesare Franchi ed Edoardo Caselli, e il titolare di un’agenzia di pratiche auto della città, Alessandro Barca, ritenuto l’intermediario tra tecnici e privati. Ai domiciliari sono invece andati quattro imprenditori: il copparese Sergio Cagnoni, il centese Mauro Gallerani, il bolognese Giordano Monducci e il rodigino Alberto Costa. Compresi i sette arrestati, l’operazione ‘Ghost Inspection’ conta 216 indagati a vario titolo per i reati di corruzione, abuso d’ufficio e falso.

Il sistema, come precisa il giudice nell’ordinanza, era "collaudato" e assumeva modalità "seriali" che si ripetevano, episodio dopo episodio, in maniera praticamente identica. Secondo le accuse, i due funzionari intascavano denaro (tra i cento e i 350 euro) per far passare la revisione a camion che, in condizioni normali, non avrebbero mai superato le prove tecniche. In molti casi, i mezzi non passavano nemmeno nelle linee di controllo della Motorizzazione. L’indagine ha portato al sequestro delle carte di circolazione di 358 mezzi che, secondo gli inquirenti, non erano mai passati sui rulli. Il passaggio di denaro, spesso documentato dalle telecamere nascoste degli investigatori, avveniva direttamente nelle mani dei funzionario o attraverso l’intermediario. Con alcuni privati i rapporti sarebbero stati talmente consolidati da poter usufruire anche di un vero e proprio servizio a domicilio. Poliziotti e finanzieri hanno infatti appurato che, in certi casi, i funzionari si sarebbero recati direttamente a casa del ‘cliente’ per ritirare i documenti e riconsegnarli con l’avvenuta (falsa) revisione. È emerso poi un tariffario che variava a seconda della situazione del singolo mezzo.

L’indagine che ha portato a chiudere cerchio intorno al presunto giro di mazzette poggia le sue fondamenta su un certosino lavoro fatto di visione delle immagini delle telecamere e di ascolto delle intercettazioni telefoniche e ambientali. In tutto, agenti e militari hanno piazzato in Motorizzazione otto telecamere prima ad ampio raggio poi in punti specifici, dove si concludevano gli ‘affari’. I video hanno messo in luce un’attività metodica, con soldi che passavano di mano in mano sui tavolini del capannone revisioni, spesso nascosti all’interno dei libretti di circolazione. La fase successiva è stata quella di collegare ogni singola telefonata alla relativa dazione di denaro e alla targa di un veicolo. Un lavoro complesso che alla fine ha permesso di mettere insieme ben 107 vicende. Vicende che rappresentano i pilastri su cui poggia un’inchiesta partita da alcuni controlli su strada, corroborati dalle segnalazioni di camionisti preoccupati delle condizioni dei tir su cui viaggiavano. Veicoli che, come riferisce un testimone, lo avrebbero più volte "messo in difficoltà" durante la guida. Già, perché molti di quei camion, secondo le accuse, presentavano seri problemi alle gomme, ai freni o agli impianti elettrici. Nonostante questo, però, superavano brillantemente ogni revisione.