Riciclaggio per i Casalesi, indagini a Ferrara

Le fiamme gialle hanno raccolto informazioni su un imprenditore residente sul territorio. L’inchiesta ha portato a 34 misure cautelari

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di Federico Malavasi

Ha lambito anche Ferrara la maxi inchiesta della Dda di Firenze che ha acceso i riflettori su un presunto sistema di fatture false finalizzato a riciclare denaro di provenienza illecita. Il tutto, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, avveniva in Toscana, attraverso società attive nel settore immobiliare e commerciale. Quel ’giro’, sempre stando alle accuse, avrebbe favorito il clan camorristico dei Casalesi. L’inchiesta, coordinata dalla Dda e condotta dalla guardia di finanza, è culminata ieri mattina con l’esecuzione di 34 misure cautelari, quattro delle quali in carcere, sei ai domiciliari, nove obblighi di dimora e quindici misure di interdizione personale con divieto di svolgere attività imprenditoriali. In parallelo sono stati eseguiti sequestri preventivi di beni per un valore complessivo di 8,3 milioni. I reati contestati a vario titolo sono associazione a delinquere, riciclaggio, autoriciclaggio, reimpiego di denaro, intestazione fittizia di beni e fatture false. Il tutto aggravato dall’aver favorito il clan dei Casalesi.

A dare il via alle indagini sono stati alcuni investimenti effettuati cinque anni fa in provincia di Siena da due commercialisti campani, affiancati da un architetto originario della provincia di Caserta. Soggetti che le fiamme gialle hanno ritenuto vicini ad ambienti del crimine organizzato campano. Secondo gli inquirenti, alcuni uomini legati al clan avrebbero reimpiegato grosse somme di denaro di provenienza illecita attraverso società attive in campo immobiliare e commerciale. A Ferrara i finanzieri non hanno eseguito perquisizioni, sequestri o misure restrittive. Il loro compito è stato quello di acquisire sommarie informazioni su un imprenditore che vive da qualche tempo in provincia. L’uomo non è indagato ed è stato ascoltato come possibile persona informata sui fatti. Gli inquirenti fiorentini sospettano però che possa essere vicino ai protagonisti dell’inchiesta, anche se al momento non ci sono elementi tali da formalizzare accuse. Seppure il nostro territorio sia stato lambito solo marginalmente dall’inchiesta, i fatti in questione richiamano alla memoria il monito lanciato poche settimane fa dal prefetto Michele Campanaro. "I flussi di denaro che stanno circolando, anche a seguito dell’emergenza Covid, possono attrarre gruppi criminali – disse –. Ho invitato le forze di polizia a mantenere la guardia alta su ’ndrangheta e Camorra".