FEDERICO DI BISCEGLIE
Cronaca

Riforma della giustizia, il dibattito: "Separazione carriere inderogabile"

Alla sala Ex Refettorio presentato il libro di Giuseppe Benedetto, presidente della Fondazione Luigi Einaudi. L’autore: "Scelta non rimandabile". Il senatore Balboni: "L’attuale sistema favorisce la parte accusatoria".

Alla sala Ex Refettorio presentato il libro di Giuseppe Benedetto, presidente della Fondazione Luigi Einaudi. L’autore: "Scelta non rimandabile". Il senatore Balboni: "L’attuale sistema favorisce la parte accusatoria".

Alla sala Ex Refettorio presentato il libro di Giuseppe Benedetto, presidente della Fondazione Luigi Einaudi. L’autore: "Scelta non rimandabile". Il senatore Balboni: "L’attuale sistema favorisce la parte accusatoria".

Per Alberto Balboni, senatore ferrarese di Fratelli d’Italia e presidente della Commissione Affari costituzionali, la riforma della giustizia che prevede la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri è ormai una necessità inderogabile. "L’attuale sistema, che consente ai magistrati di svolgere sia le funzioni di giudice sia quelle di pubblico ministero, finisce per favorire la parte accusatoria e compromette il principio di uguaglianza tra le parti nel processo. La separazione delle carriere non è un attacco alla magistratura, ma un passo necessario per dare piena attuazione all’articolo 111 della Costituzione, che garantisce il diritto a un giusto processo. Inoltre, questa riforma è fondamentale per ridurre il peso delle correnti interne alla magistratura e promuovere una maggiore imparzialità dell’intero sistema giudiziario".

Balboni segue da vicino l’iter del disegno di legge con cui la maggioranza di governo punta a modificare sette articoli del Titolo IV della Costituzione. "Nonostante l’approccio ostile al dialogo e ostruzionistico dell’opposizione – ha spiegato – il ddl approderà comunque in Senato il 18 giugno". L’occasione per approfondire il tema è stata offerta dalla presentazione del libro ‘Non diamoci del tu’ di Giuseppe Benedetto, presidente della Fondazione Luigi Einaudi. L’evento si è tenuto venerdì pomeriggio alla sala Ex Refettorio di via Boccaleone, in centro storico, davanti a un pubblico di circa settanta persone, tra cui il prefetto Massimo Marchesiello, il deputato Mauro Malaguti (Fd’I) e il vicesindaco Alessandro Balboni (Fd’I). A moderare l’incontro è stato l’avvocato Francesco Andriulli, mentre tra i relatori figurava anche Piera Tassoni, presidente della sezione penale del tribunale.

Nel corso del dibattito, Balboni e Benedetto hanno ribadito le ragioni per cui la riforma, secondo loro, non può più essere rimandata. Tuttavia, è stata proprio Tassoni a offrire uno spunto critico, pur non opponendosi frontalmente alla proposta: "Il centro del dibattito deve essere su come migliorare su un piano concreto la giustizia italiana. Il tema dalla separazione delle carriere spesso si mescola a quello della professionalità dei magistrati. Tuttavia, questo aspetto non sarà toccato dalla riforma che è attualmente in discussione".

Secondo quanto emerso dal dibattito, appare quasi certo che, vista la improbabilità di raggiungere la maggioranza dei due terzi in Parlamento, la riforma sarà sottoposta a referendum. "Sostengo con convinzione la riforma – ha concluso Benedetto – che prevede la separazione delle carriere tra magistrati giudicanti e requirenti. Si tratta di una vera e propria battaglia di civiltà, la madre di tutte le riforme della giustizia, perché è l’unica in grado di garantire davvero la terzietà del giudice e l’equilibrio tra accusa e difesa nel processo penale. L’attuale sistema giudiziario italiano è un’anomalia in Europa occidentale: giudici e pubblici ministeri condividono lo stesso percorso di carriera e lo stesso organo di autogoverno. Questa commistione mina l’imparzialità del giudice e alimenta una cultura dell’accusa dominante, inaccettabile in uno Stato di diritto".

f. d. b.