Ritorno al passato: De Chirico in Castello

‘La memoria infedele’, mostra dossier. Sgarbi: "Per trent’anni Ferrara è stata la prima città dell’arte contemporanea del Novecento"

Migration

di Francesco Franchella

FERRARA

Ritorno all’ordine, ritorno al passato. Ritorno di Giorgio de Chirico al Castello Estense. Ritorno (ideale) a quegli anni Sessanta che hanno visto Ferrara come centro dell’arte contemporanea, grazie al grande Franco Farina. Di conseguenza, ritorno come sperata rinascita, con ‘La memoria infedele. La seduzione delle immagini da de Chirico a Schifano’: si tratta della mostra dossier, allestita nella Sala dei Comuni fino al 27 dicembre, che bene si collega all’altra esposizione presente al Castello, ‘Il Sogno di Ferrara. Adelchi Riccardo Mantovani’. Questa volta, il Servizio Musei d’Arte del Comune e la Fondazione Ferrara Arte (con il patrocinio della Regione) hanno proposto una selezione di dodici lavori, tra dipinti, sculture e opere su carta, di cui nove fanno parte dei quasi duecento pezzi della collezione privata di Franco Farina (direttore della Civica Galleria d’Arte Moderna e del polo espositivo di Palazzo dei Diamanti dagli anni Sessanta agli anni Novanta) che nel 2019 è stata donata alla città dalla vedova, Lola Bonora.

"Una mostra – afferma l’assessore alla cultura Marco Gulinelli – che ci permette di riscoprire le radici di una stagione culturale che ancora viviamo, che parte da de Chirico e che, dopo di lui, non si è ancora fermata". "Il percorso – spiega la curatrice Chiara Vorrasi – prende le mosse dalla mostra di Adelchi Mantovani, ma racconta i prodromi della stagione culturale del terzo millennio, dove l’arte si trova a contendere la propria autorità con le immagini diffuse dai dispositivi multimediali". Insomma, una selezione di opere contro il contemporaneo eccesso di schermi: Davide contro Golia. Una lotta impari dagli esiti sorprendenti. Eppure Franco Farina li aveva già intuiti, dando spazio "nella sua sensibilità, a un’artista come Leonor Fini – così il presidente di Ferrara Arte, Vittorio Sgarbi – con Farina si è aperta l’ultima grande stagione di Ferrara, che per trent’anni è stata la prima città dell’arte contemporanea del Novecento. Farina era un politico della cultura, che ha avuto l’intelligenza di capire il significato di arte contemporanea".

Dunque, contemporaneo, non come mero recupero del passato, non come totale distacco da esso, ma come rielaborazione, in armonia o in contrapposizione: questo a partire da de Chirico – come spiega Chiara Vorrasi – che aveva propugnato una visione del tempo circolare, dove il passato e il futuro si saldano in un eterno presente. Il percorso espositivo parte proprio dalle sue opere citazioniste degli anni Cinquanta-Sessanta, in cui il Dioscuro ha dialogato prima con l’esubero barocco, restituendo un senso di vorticosa frenesia nei ‘Due cavalli’, e poi con il se stesso metafisico, riprendendo il famoso manichino con tecniche diverse. Un esempio che non poteva non imporsi in Mario Schifano e nelle sue riletture in chiave pop delle effigi della civiltà o nell’ironica sottigliezza con cui Remo Bianco, Carlo Mattioli e Paola Bonora – tutti esposti al Castello – reinterpretano la tradizione. Anche se, a conti fatti, è solo con ‘La memoria infedele’ di Leonor Fini che passato e presente si fondono in un concetto classico (ed eterno) di arte senza tempo. Di arte e basta.