FRANCESCO FRANCHELLA
Cronaca

Rivoluzione Fontana. Un ritratto: "Le Lezioni Americane, la chiave"

La storica dell’arte Lara Scanu racconta il nuovo libro. Il volume sul vescovo di Ferrara dal 1590 al 1611

La storica dell’arte Lara Scanu ha pubblicato il nuovo libro «Rivoluzione Fontana.. Ritratto di un episcopato». , edito da Faust Edizioni

La storica dell’arte Lara Scanu ha pubblicato il nuovo libro «Rivoluzione Fontana.. Ritratto di un episcopato». , edito da Faust Edizioni

"Rivoluzione Fontana. Ritratto di un episcopato". È il nuovo libro della storica dell’arte Lara Scanu, edito da Faust Edizioni e pubblicato come numero monografico 37 della rivista Ferrariae Decus Studi-Ricerche. Il volume è incentrato sulla figura di Giovanni Fontana, vescovo di Ferrara dal 1590 al 1611: uomo "iconicamente fondamentale per la trasmigrazione più importante di questa terra", ossia negli anni della devoluzione del Ducato allo Stato Pontificio. La presentazione oggi, alle 17, alla Sala del Sinodo del Palazzo Arcivescovile. Dialoga con l’autrice Maria Cristina Terzaghi, ordinaria di storia dell’arte moderna all’Università di Roma Tre, alla presenza dell’arcivescovo di Ferrara, Gian Carlo Perego.

Lara Scanu, come nasce questo libro?

"In realtà nasce da un ‘ritrovamento’ avvenuto nell’Archivio del Capitolo della Cattedrale di Ferrara di un libretto completo di Fontana sulle arti. Già don Lorenzo Paliotto nella sua monografia pastorale sul vescovo Fontana ne aveva pubblicato la trascrizione, sebbene parziale: si tratta delle ‘Ordinationi generali’, un volumetto del 1591 dove il presule spiegava come allestire le chiese di Ferrara in base alle norme del Concilio di Trento e dopo il terremoto. L’episcopo ferrarese, che anni prima era stato il braccio destro di Carlo Borromeo e si era occupato di visitare la Diocesi milanese per verificare che fossero rispettate le norme in materia liturgica, fece tesoro dell’esperienza e scrisse questo testo, tanto denso quanto breve. Comunque, il mio non è uno studio esaustivo: è un incipit per un filone di ricerca più complesso e da completare".

‘Rivoluzione Fontana’. Ma perché ‘Rivoluzione’?

"So che è un termine poco consono ad un prelato…però "Rivoluzione" perché di fatto, in vent’anni, Fontana vive la fase più complessa per la realtà ferrarese - la ripresa dal tremendo sciame sismico degli anni Settanta, la Devoluzione, il grande Giubileo identitario del 1600 - ma ben conscio che il suo potere, tanto spirituale quanto temporale, doveva essere un faro per la comunità, decide di legiferare su ogni materia potesse essere di sua pertinenza".

Come considera la vulgata comune che vedrebbe una crisi artistica e culturale irreversibile o, comunque assai profonda, all’altezza della devoluzione di Ferrara allo Stato Pontificio?

"Credo che oramai sia una vulgata da ritenere superata. Quel che rimane forse ancora in ombra è uno studio aggiornato e sistematico, di quel che porta all’età legatizia, dunque a quella fase del cosiddetto Tardo Manierismo ferrarese fatto da tanti maestri che hanno formato la generazione di Scarsellino e Bononi, tanto per intenderci. Di conseguenza, occorrerebbe verificare come questa fase viene vista anche fuori dalla città, perché le opere dei ferraresi sono ovunque ma spesso non se ne conoscono i percorsi collezionistici. Sicuramente il tabù è stato scardinato grazie alla mostra di Carlo Bononi a Palazzo dei Diamanti".

Nell’introduzione parla di un metodo letterario per la storia dell’arte, applicato all’interno del libro: in cosa consiste?

"Tutto nasce dalle celebri ‘Lezioni Americane’ di Italo Calvino. Lui dice di fornire sei principi utili per lo studio letterario del Nuovo Millennio, il Duemila. Noi, che ci siamo dentro, possiamo utilizzare quelle chiavi letterarie come metodi di studio di vari campi delle scienze umanistiche, primo tra tutti la Storia dell’arte".