Salario minimo per legge, no grazie "Lavoratori, condizioni a rischio"

Da Roma a Ferrara, le associazioni Confartigianato e Cna si schierano con decisione contro la misura "Rischierebbe di colpire le tutele collettive e sistemi di welfare integrativi a favore dei dipendenti".

Salario minimo per legge, no grazie  "Lavoratori, condizioni a rischio"

Salario minimo per legge, no grazie "Lavoratori, condizioni a rischio"

Il salario minimo per legge non piace al mondo produttivo, che invece sarebbe molto più propenso a un allargamento dell’applicazione del contratto collettivo nazionale di lavoro, anche in ottica di bilateralità. Da Roma a Ferrara, le associazioni che rappresentano gli artigiani si schierano contro la misura. "Confartigianato e Cna confermano la contrarietà all’introduzione di un salario minimo per legge. Va estesa invece l’applicazione dei contratti collettivi nazionali di lavoro e va contrastato il dumping contrattuale con un’efficace vigilanza". Lo confermano per il territorio ferrarese Paolo Cirelli e Diego Benatti, rispettivamente segretario provinciale di Confartigianato e direttore di Cna, in linea con quanto ribadito dalle confederazioni nazionali in audizione davanti alla Commissione Lavoro della Camera sulle proposte di legge in materia di giusta retribuzione e salario minimo. Benatti e Cirelli confermano che "un intervento legislativo in tema di retribuzioni provocherebbe una serie di disfunzioni: dal rischio di fuga dalla contrattazione collettiva alla mancata valorizzazione della contrattazione di secondo livello e del welfare di bilateralità, fino alla complessità di determinare un salario minimo che comprenda gli elementi che compongono la retribuzione differita (ferie, permessi, Rol, quota del Tfr, welfare, bilateralità) e che tenga conto delle differenze tra i contratti riguardanti settori diversi". In particolare, a giudizio delle due associazioni, "l’introduzione di un salario minimo legale è improponibile poiché, nel caso in cui fosse inferiore a quello stabilito dai contratti collettivi, ne favorirebbe la disapplicazione e, qualora fosse più alto, si creerebbe uno squilibrio nella negoziazione degli aumenti salariali. In entrambi i casi, il risultato sarebbe un peggioramento delle condizioni dei lavoratori". Non solo. "Il salario minimo per legge – rimarcano Cirelli e Benatti – vanificherebbe gli sforzi della contrattazione collettiva per individuare soluzioni alle mutevoli esigenze organizzative e di flessibilità delle imprese e rischierebbe di colpire tutele collettive e sistemi di welfare integrativi in favore dei dipendenti, come quelli applicati nei settori dell’artigianato e delle Pmi. E’ il caso dei contratti collettivi sulle prestazioni bilaterali che determinano vantaggi economici per i dipendenti ben superiori alla sola quota di contribuzione". Cirelli e Benatti ribadiscono che "sarebbe più utile estendere il più possibile l’integrale applicazione del contratto collettivo e contrastare il dumping contrattuale, attraverso una normativa che incentivi l’applicazione dei contratti di qualità, e potenziando la vigilanza ispettiva".