"Sale e siccità sono minacce serie Patto bipartisan per salvare il Po"

Calderoni (Consorzio di Bonifica) nel giorno dell’allarme sulla portata vicina alla soglia dei 100 metri cubi al secondo

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di Mario Bovenzi

"Stiamo vivendo una siccità storica, una condizione diventata ormai strutturale. Di anno in anno il Po, con la costante riduzione di precipitazioni, si sta trasformando in un grande lago. Ormai non possiamo limitarci ad affrontare l’emergenza, serve un impegno bipartisan di tutte le forze politiche da destra a sinistra per trasformare l’emergenza in un’occasione di salvaguardia del territorio. Ci sono stati momenti durante i quali abbiamo avuto la netta sensazione che tutti i nostri sacrifici, le nostre difese erano ormai sul punto di sgretolarsi. Questo non deve più succedere".

E’ un appello, molto accorato, quello che Stefano Calderoni, presidente del consorzio di Bonifica Ferrara e seconda carica dell’Anbi, rivolge alla politica nel giorno in cui la stessa associazione dei consorzi d’Italia denuncia: "La portata del Po è vicina alla drammatica soglia psicologica dei 100 metri cubi al secondo al rilevamento ferrarese di Pontelagoscuro, che ne decreterebbe la fine dell’immagine di ‘grande fiumè con tutte le conseguenze soprattutto di carattere ambientale, che ne stanno derivando".

Il governo è caduto, rischia di crearsi anche su questo fronte un’assenza ed un vuoto nelle scelte cruciali da prendere per la pianura padana ed il suo fiume?

"Con il governo guidato da Draghi avevamo toccato con mano la grande attenzione delle istituzioni nei confronti delle questioni climatiche, attenzione che vuol dire strategie ed investimenti. Non vorremmo che questo periodo, che la crisi si risolvesse in una latitanza della politica. Che è invece chiamata a dare risposte cruciali, non possiamo più aspettare e soprattutto non vogliamo più che il prossimo anno si ripeta uno scenario così drammatico. Certo per l’agricoltura ma anche per tutto il sistema di potabilizzazione. Ancora adesso la gente ha paura che non arrivi più l’acqua nelle case".

Che fine hanno fatto gli invasi?

"Questo territorio non è funzionale e non ha bisogno della realizzazione di grandi bacini, come possono essere i laghi artificiali. Non ci sono le condizioni. Noi l’invaso l’abbiamo già ed è il Grande Fiume con tutta la rete di canali, su questo dobbiamo lavorare. Questa rete deve essere salvaguardata, protetta, trasformata in una sorta di grande lago. Dobbiamo utilizzare con un’ottica 4.0 un gigantesco invaso, la rete idrica, che abbiamo già".

Come? Può spiegare?

"Con progetti in grado di aumentare le quote ed i livelli dell’acqua. Progetti che abbiamo già sperimentato, mi riferisco al sistema per far tornare indietro l’acqua usata nei campi ed evitare che finisse in mare, e che devono diventare strutturali. I costi sono alti, ci vuole una strategia. Da qui l’appello alla politica, senza guardare ai colori ed agli stendardi, a dimostrare responsabilità. Ad avere il coraggio che serve per fare scelte strutturali".

Ha detto che ci sono stati momenti bui, che avete pensato di non riuscire a garantire l’acqua nei campi.

"Il sale è arrivato ad alcuni impianti che abbiamo dovuto chiudere, con una perdita di volumi d’acqua per le campagne. Non sono stati giorni facili, le nostre difese sembravano andare in frantumi. Ormai il mare si avvicina in un certo senso alla città, il clima è cambiato. Deve cambiare anche il modo di fare politica, serve una politica nuova al servizio del territorio".

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