"Mio fratello non riusciva più a gestire l’aiuto che richiedeva nostra madre. Mi disse che non ce la faceva più". È stata una testimonianza difficile, rotta a tratti dal pianto quella di Luca Biondi, fratello di Sandro (foto), il 53enne a processo per aver ucciso l’anziana madre, Maria Luisa Sassoli, soffocandola nella loro casa di via Argante. Il familiare, che non si è costituito parte civile, ha ripercorso davanti alla corte d’Assise gli anni intercorsi dal peggioramento delle condizioni di salute della pensionata fino alla tragedia, avvenuta il 23 febbraio del 2023, un giorno prima che l’anziana si trasferisse in una casa di riposo. "Dal 2009 nostra madre ha iniziato a stare male e dal 2012 serie difficoltà di mobilità – dichiara –. Viveva con mio fratello che, dalla fine del 2022, ha iniziato a manifestare l’incapacità di gestirla". Luca ricorda l’ultima conversazione con Sandro, avvenuta il giorno prima del delitto. "Parlavamo della casa di riposo – spiega – e lui era depresso, non vedeva prospettive per se stesso. Il fatto che mamma andasse in struttura lo preoccupava". L’esame si sposta poi sulla situazione sociale dell’imputato che "aveva relazioni solo con la mamma. Aveva via via ridotto i rapporti con le altre persone. Tra loro c’era però un rapporto conflittuale. Mia madre lo criticava, lo considerava ancora un bambino". Al banco dei testimoni è poi salito lo psichiatra Luciano Finotti, consulente del pm, il quale ha spiegato come Biondi non fosse incapace di intendere e di volere sebbene avesse disturbi psicologici. Sentenza a novembre.
f. m.