Sardelli: "Io e Sgarbi, uniti nel nome di Vivaldi Tra capolavori di musica sacra, arte e teatro"

Il direttore d’orchestra stasera al Comunale con il critico d’arte: protagonisti lo ’Stabat Mater’ e il ’Dixit Dominus’ del grande veneziano

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di Vittorio Robiati Bendaud

Stasera, alle 20, al Teatro Abbado si terrà il tanto atteso ‘secondo atto’ della coppia Vivaldi-Sardelli nella città estense. La serata si preannuncia sperimentale, dal momento che sarà anche un dialogo tra musica e pittura e, nello specifico, tra il Maestro Federico Maria Sardelli e il critico d’arte Vittorio Sgarbi. Ci si aspetterebbe dunque un’invocazione alle Muse, così degnamente celebrate!

Maestro Sardelli, lei e Sgarbi come avete concordato lo svolgersi dell’evento vivaldiano?

"Non l’abbiamo concordato. Improvviseremo entrambi, ispirati da Vivaldi".

Lei è anche pittore, nonché autore di una recente pubblicazione interdisciplinare, di grande interesse, a cavallo tra musica e pittura, per Sellerio: ’Il volto di Vivaldi’, di cui caldeggiamo vivamente la lettura. Per questa speciale serata cosa s’aspetta da Vittorio Sgarbi, fine esegeta delle arti figurative, che a loro volta accompagneranno Vivaldi e la sua musica imperitura?

"Sarò in qualche modo spettatore anche io, pronto a essere sorpreso".

Qualche dettaglio sulla serata?

"La musica di don Antonio sarà accompagnata dai quadri e dal commento di Sgarbi. Musicalmente, vi saranno due grandi ‘quadri’ musicali: lo Stabat Mater e il Dixit Dominus, ognuno preceduto da un brano esclusivamente strumentale, una sorta di preludio".

Che legame c’è tra le opere vivaldiane Stabat Mater, celeberrima sequenza del cristianesimo latino medievale, attribuita a Iacopone da Todi, e Dixit Dominus RV 594, ossia il salmo 110?

"Nessun legame, si tratta di opere tra loro distanti. Lo Stabat Mater è un’opera giovanile, il più antico pezzo sacro di Vivaldi pervenutoci, del 1712, commissionato dalla chiesa bresciana di Santa Maria della Pace per la Quaresima. È un brano che prevede due soli violini: uno era Vivaldi, l’altro era suo padre, bresciano e di professione barbiere della Serenissima".

E il Dixit?

"È un’opera grandiosa per stile, magnificenza e complessità, con doppio coro e doppia orchestra: una vetta vivaldiana, nonché l’ultimo grande pezzo corale veneziano. Si tratta di un’espressione mirabile della maturità di Vivaldi, degli anni ’30".

Vi è un altro meraviglioso, molto noto, Dixit Dominus barocco…

"Quello di Haendel: un altro capolavoro. Sono però due opere inconfrontabili. Il Dixit di Haendel, del 1707, è un’opera giovanile, esuberante, ove è percepibile l’impronta sassone. Quando venne eseguita per la prima volta, suonò assolutamente nuova, persino disorientante, per il pubblico romano. Vivaldi, invece, compose tre Dixit (l’ultimo è stato ritrovato negli anni 2000), confermandosi sempre come un grande architetto erede della lezione del Rinascimento, formalmente ineccepibile. Don Antonio costruisce la sua ariosa architettura musicale riproponendo lo schema mentale con cui ha pregato e interpretato in note il salmo, imprimendo via via il tono dei vari versetti e scandendo il carattere musicale di ogni singola parola".

Anche lei ha composto un Dixit Dominus, rinvenibile su Google: un’opera contemporanea, eppure anche vivaldiana?

"Certo. Per dissetarsi il contemporaneo deve necessariamente attingere, come altri han fatto prima di lui, acqua. E per attingere acqua, e poi offrirla da bere, è bene andare alla fonte più pura. Lo stesso avviene in musica; nel mio caso con Vivaldi".

Il Dixit Dominus è anzitutto un salmo, ossia una preghiera di Israele, pensata e vergata in ebraico, composta per essere accompagnata dalla musica e cantata: preghiera che si fa musica e musica che si fa preghiera. I Salmi hanno insegnato al mondo a pregare, dato che dall’ebraismo sono anche divenuti, con la Liturgia delle Ore, la preghiera ufficiale della Chiesa e hanno persino trovato eco nella tradizione islamica. I Salmi possono ancora ispirare la musica contemporanea?

"Certo che sì. Magari si facesse costante e vivo riferimento alla Bibbia e alla grande tradizione liturgica! Dal punto di vista musicale oggi la situazione nelle chiese è dolente. Le confido, in proposito, che ho proprio intenzione di comporre un Vespro!".