Sciopero dei magistrati, adesione quasi totale

In via Borgo dei Leoni braccia incrociate per ventotto ‘toghe’ su trenta. Il presidente Scati: "No a una riforma che ci riporta agli anni Cinquanta"

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Adesione massiccia, in via Borgo dei Leoni, per lo sciopero proclamato dall’Anm contro una parte della proposta di legge di riforma dell’ordinamento giudiziario. Tra tribunale e procura, hanno incrociato le braccia ventotto magistrati su trenta. Di fatto, ieri si sono tenute soltanto le urgenze e le udienze davanti a magistrati onorari e giudice di pace. "Il nostro è uno sciopero simbolico – ha commentato il presidente del tribunale Stefano Scati –. Vogliamo manifestare disagio nei confronti di una riforma che ci vede contrari su alcuni punti. Tra questi, l’introduzione della figura di un giudice ‘iperproduttivo’ e sottoposto a penetranti controlli da parte dei capi degli uffici. Temiamo che questo comporti una perdita di autonomia".

Il discorso, ha aggiunto Scati, vale anche "per gli uffici del pubblico ministero. Una figura che si vuole misurare sulle performance, peccato che il nostro non sia il pubblico ministero ‘all’americana’. È invece un organo che raccoglie prove anche a favore dell’imputato. Con questa riforma, un pm che conduce un’inchiesta dagli esiti incerti potrebbe scegliere di chiuderla, temendo per la propria carriera". Ciò detto, puntualizza il presidente del tribunale, "non vogliamo essere esenti da controlli. Abbiamo però già sette valutazioni di professionalità". Per quanto riguarda la separazione delle funzioni, Scati precisa come un cambio possa essere "un arricchimento professionale. Tra l’altro, si tratta di un ‘non problema’ perché negli ultimi anni i passaggi hanno riguardato un numero molto basso di magistrati". Insomma, conclude, con questa riforma "si torna a una magistratura anni ‘50".

f. m.