Sciopero generale al Polo Chimico "Ora la politica ci deve ascoltare"

Tanti gli interventi dei sindacalisti. Tagliati (Cgil): "Transizione, nessun progetto". Zanirato (Uil): "La lotta serve"

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di Federico Di Bisceglie

Il cielo era insolitamente terso sul Petrolchimico, ieri mattina. Le nubi di vapore hanno lasciato il posto a quelle dell’incertezza per il futuro del sito produttivo. Dall’altra parte della Laguna, Eni ha iniziato a spegnere il cracking a Marghera. Ainfrangersi sono anche i sogni di tanti addetti che ora si interrogano su come sarà il loro avvenire. C’è chi, come Fausto Chiarioni segretario della Filctem (Cgil), ripete che in ballo "non c’è solo il futuro dello stabilimento, bensì quello della chimica di base". La grande accusata è la politica, prima come entità astratta. Poi con riferimenti chiari. "Pesa l’assenza di rappresentanti locali e regionali allo sciopero generale". I segretari provinciale e comunale del Pd, Nicola Minarelli e Alessandro Talmelli si aggirano tra il manipolo dei circa 250 lavoratori assiepati davanti ai cancelli di piazzale Donegani. C’è anche il capogruppo dem Francesco Colaiacovo. Poco distante la consigliera Roberta Fusari. Ma quello che serve dalla politica, ovviamente a livelli diversi, è una risposta. "Giovedì – continua Chiarioni – è stato convocato un tavolo tecnico al Mise, per discutere del futuro del Polo Chimico. Ma non basta: la politica deve ascoltare questo grido di dolore che si leva da Ferrara". L’altro termine ricorrente, ripreso anche nell’intervento conclusivo della segretaria generale della Cgil, Veronica Tagliati, è "transizione". "Non si possono avviare processi di transizione verso una produzione a minor impatto ambientale se si chiudono gli impianti – spiega Tagliati – . Noi abbiamo delle eccellenze che vanno salvaguardate, eppure dalla politica non abbiamo ricevuto rassicurazioni sul futuro del sito produttivo. Sul Polo chimico estense, attualmente, non c’è un progetto di sviluppo, non c’è una prospettiva. C’è solamente la chiusura, da parte di Eni, del cracking di Marghera, con un concreto rischio per gli approvvigionamenti delle materie prime che arriveranno qui al Petrolchimico". Ogni espressione stampata sui volti dei manifestanti, racchiude una storia, un’esperienza. Che ha un unico filo conduttore: l’impiego al Petrolchimico. Per alcuni, ancora ’la Montedison’. Impiantisti, manutentori, tecnici, operai. C’è chi fuma una sigaretta tra un intervento e l’altro. Ma di sorrisi, ieri mattina, ce n’erano ben pochi. Soprattutto perché, probabilmente per la prima volta, "c’è una reale consapevolezza di cosa stiamo attraversando – analizza Giovanni Verla – : con le attuali decisioni assunte dalla governance di Eni-Versalis, l’unica prospettiva concretizzabile è quella di un processo di de-industrializzazione del sito produttivo". I riverberi, chiaramente, sarebbero pesantissimi anche per tutti coloro che sono impegnati nell’indotto: "Le stime di Confindustria – dice ancora Verla – hanno fotografato un dato importante: a ogni addetto impiegato direttamente nel Polo Chimico, ne corrispondono almeno altri due e mezzo impiegati nell’indotto". I numeri in questo caso servono a scolpire ancor di più il senso profondo dell’emorragia a cui si andrebbe incontro. Dopo l’intervento del segretario regionale di Fiom, Samuele Lodi, è la volta di Luca Fiorini, delegato Rsu di Basell. "È tempo di rompere il muro di silenzio sul Polo Chimico – così il sindacalista – . Oggi servono investimenti e risposte. In bilico c’è il futuro della nostra Provincia". Sulla stessa linea anche Davide Andreani delegato Uil, sempre di Basell: "Se cominciamo a perdere un impianto come quello ferrarese – ammonisce – si innescherà una reazione a catena che metterà in grave crisi tutto il quadrilatero padano, minando intere filiere produttive". Perché chimica di base significa "automotive, biomedicale: serve una politica industriale seria". Intanto si lotta.

Ed è una mobilitazione che, oltre a coinvolgere tutte le categorie del Polo chimico estense, riguarda anche Mantova e Marghera seppur in misura minore. Sì perché, fino alle 6 di questa mattina, negli impianti di Versalis, Celanese e Basell, nessuno lavorerà. "Mi fa piacere – dice il segretario dei chimici della Uil, Vittorio Caleffi – che allo sciopero abbiano partecipato non solo gli operai, bensì anche quadri dirigenti. Il che significa che i timori sono fondati e trasversali". Il balsamo per lenire il dolore dell ferite, arriva dall’annuncio di Massimo Zanirato, segretario generale della Uil. "Lottare serve – scandisce con veemenza – . Basell ha chiesto un tavolo d’incontro al Governo per avere la garanzia delle forniture. Questo è un passaggio molto importante, perché significa aprire uno spiraglio sul futuro". Il contratto di Basell, infatti, era uno dei punti che preoccupava maggiormente i rappresentanti dei lavoratori. "In questo Petrolchimico c’è una città nella città – l’affondo – e per questo mi sarei aspettato che almeno un rappresentante del Comune ci fosse. Qui ci sono delle persone che hanno reso grande il nome di Ferrara nel mondo. Non comprenderlo, è utopia".