Segregata, violentata e minacciata L’ex compagno finisce nei guai

La cinquantenne lo accusa di averla chiusa a chiave in casa e di averla tartassata pure dopo la fine della storia

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Mesi di inferno. Di giornate trascorse chiusa in casa, perché il compagno se ne andava portando via la chiave. Oppure di docce gelate vestita, per punizione se qualcosa non andava. Ma non solo. Una situazione che si è protratta per mesi, fino a quando la cinquantenne, che vive in provincia di Ferrara, è riuscita a fuggire da quella prigione, grazie all’aiuto di un’amica che già da tempo l’aveva messa in guardia su quel rapporto violento e malato.

Lui, coetaneo originario di Palermo, è così finito a processo con accuse pesantissime: maltrattamenti, violenza sessuale, stalking e minaccia aggravata dall’uso della pistola. Un quadro di vita infernale quello che ha raccontato la vittima davanti al Tribunale di Ferrara in composizione collegiale. Ieri, infatti, al banco dei testimoni si è seduta proprio la cinquantenne – assistita in udienza dall’avvocato Silvia Callegari – per raccontare tutta la devastazione sopportata, tanto che proprio lei non si è capacitata di come ha fatto a permetterlo.

La relazione. La frequentazione tra i due – lui già con tre figli da precedenti relazioni e lei un figlio – inizia alla fine del 2019. In quel momento si tratta di una frequentazione, che diventa però a marzo del 2020,convivenza nella casa di lei. Qualche mese di serenità e poi l’inizio del tunnel: lui ossessivo, ma anche molto attaccato ai soldi di lei, tanto che praticamente l’ha costretta a chiedere due finanziamenti per far fronte alle spesse sempre più pressanti. Poi sono iniziate le minacce, le denigrazioni, i soprusi. Fino alle minacce, in un’occasione anche puntandole addosso una pistola, por risultata giocattolo, ma lei in quel momento non poteva saperlo.

Minacce anche di fare male a suo figlio se non avesse fatto quello che lui voleva. E lei cedeva. Poi la scelta di fuggire da quell’inferno, a settembre del 2020, anche grazie all’amica che si era molto preoccupata della sua situazione. Da lì in poi è scattata la persecuzione, con ancora frasi minacciose e denigratoria in particolare postate sui social,, ma anche con messaggi inviati sul telefono cellulare. L’imputato è assistito dall’avvocato Sandro De Marco del Foro di Bologna.

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