Ferrara, sesso con una tredicenne. Condannato a sei anni

La difesa del ragazzo di 23 anni: "Pena eccessiva, non ne conosceva l’età. Faremo ricorso"

Sesso (foto di repertorio)

Sesso (foto di repertorio)

Codigoro (Ferrara), 17 maggio 2019 - Condanna a sei anni di reclusione. E’ questo il verdetto emesso ieri mattina dal collegio penale presieduto da Piera Tassoni, nei confronti di un 23enne accusato di aver avuto un rapporto sessuale con una minorenne. E’ stata accolta in pieno la richiesta del pm Barbara Cavallo. I fatti risalgono al 2016, quando in un pomeriggio d’estate due ragazze si recarono nell’appartamento del ragazzo a Codigoro. E lì, mentre lui era solo visto che la mamma era fuori casa per lavoro, tra i tre ci furono dei rapporti sessuali. Il problema è che una delle due ragazze era appena 13enne. L’altra, invece, di anni ne aveva 16, e non essendo stata per nulla forzata dal ragazzo a prestarsi alle sue esplicite attenzioni sessuali,è stata ritenuta anch’essa colpevole sulla 13enne e giudicata in separata sede dal tribunale dei minori.

Ieri, invece, si celebrava il processo a carico del ragazzo, all’epoca dei fatti 20enne. Stando a quanto è emerso, il processo non si è mai concentrato troppo sul fatto che la ragazzina sia andata spontaneamente o meno in casa del giovane: è stata piuttosto l’età il fattore discriminante, che ha prodotto la sentenza di condanna. Al tempo stesso, non avrebbe retto la tesi difensiva secondo la quale il 20enne non fosse a conoscenza dell’esatta età della giovane. «Lui era un ragazzo appena 20enne, che pensava soltanto di trascorrere un pomeriggio alternativo e di non commettere alcun reato – commenta l’avvocato difensore Francesca Piacentini –. Non era a conoscenza dell’età esatta della ragazza. Riteniamo questa condanna decisamente eccessiva. Parliamo di ragazzi comunque molto giovani, tra i quali non c’è stata alcuna violenza, alcuna forzatura. La ragazzina aveva quasi 14 anni, lui appena 20, e lei stessa ha detto di essersi recata in casa sua spontaneamente. Aspettiamo ora di conoscere meglio le motivazioni della sentenza e poi faremo sicuramente ricorso in appello. Dobbiamo anche considerare gli effetti che una pena del genere potrebbe avere su un ragazzo che non pensava di fare nulla di male». I fatti vennero alla luce perché probabilmente i protagonisti stessi ne parlarono alle rispettive compagnie di amici, e da queste la voce giunse ai genitori della 13enne, che decisero di denunciare l’episodio ai carabinieri.