
Sintetizzare la complessità di un partito come il Pd senza scadere nella banalizzazione è un’operazione dalla difficoltà titanica. Eppure, ieri...
Sintetizzare la complessità di un partito come il Pd senza scadere nella banalizzazione è un’operazione dalla difficoltà titanica. Eppure, ieri pomeriggio con i due contendenti alla segreteria comunale Giada Zerbini e Leonardo Uba, ci abbiamo provato stimolandoli su alcune questioni dirimenti che dovrà affrontare chi sarà eletto a ricoprire quel ruolo.
CREDIBILITÀUno dei principali problemi del Pd a livello locale è quello della credibilità come interlocutore politico. Già su questa prima questione fra i contendenti emergono sensibilità diverse. "Senza ingaggio – risponde Zerbini – il partito rischia di avvilupparsi su se stesso, di proseguire nella sua autoreferenzialità. Invece serve l’esatto contrario, serve contaminazione e apertura. Rinsaldare i rapporti con tutti quei mondi che non ci riconoscono più come interlocutori. Nel nome della discontinuità". Per Uba, alla base della credibilità stanno "le competenze". Il Pd, sostiene, "deve essere capace di parlare di temi con competenza, ma senza improvvisazione. Solo in questo modo potremo risultare credibili agli interlocutori: dai sindacati ai corpi intermedi". Quello del rapporto con le categorie, che spaziano da quelle datoriali a quelle dei lavoratori, passando per l’associazionismo, è un tema piuttosto ricorrente nelle risposte dei contendenti.
DAL PASSATO AL FUTUROMentre sul 2019 non esistono colpe attribuibili agli sfidanti, per il 2024 la storia è diversa: entrambi erano candidati nella lista del partito. Ma, qual è stato l’errore principale che ha portato alla disfatta? Zerbini è netta. "È una questione che attiene alla trasparenza nelle scelte – rimarca – : purtroppo le candidature calate dall’alto dovrebbero insegnare al Pd che no è la strada giusta. Va, invece, avviata una consultazione che parta dal basso e che coinvolga tutta la base. È questo che ci chiede la nostra comunità". Oltre a questo, Uba identifica un altro problema. "È stato commesso un errore – analizza – nel rapporto fra il Pd e le altre forze politiche ed è per questo che anche nei riguardi degli altri attori del centrosinistra, occorre ripensare le regole. Pur nella consapevolezza che il Pd è il primo partito e che auspicabilmente esprimerà il candidato sindaco nel 2029". Su questo replica Zerbini. "Possiamo anche essere il primo partito – dice – ma se perdiamo è poco utile. Non dobbiamo essere autoreferenziali, è necessario un campo largo pur nella definizione di un perimetro politico che si alla base del rapporto fra le forze".
PROGRAMMA E PRIORITÀSu cosa, il Pd può ancora dire qualcosa? Uba identifica la risposta in tre priorità: sanità, infrastrutture e servizi pubblici. Perché, sostiene, "bisogna uscire dalla visione Ferrara-centrica, dobbiamo ragionare in una logica di area vasta che tenga assieme l’intero territorio". Zerbini ha un taglio più ‘sociale’ perché rivendica la necessità di "un piano casa strutturale" pur nel contesto di "un piano strategico di rilancio, che dia garanzie di lavoro e occupazione". Oltre a questo, "la sinistra deve tornare a parlare di sicurezza, senza barriere ideologiche". Ma la vera sfida starà nel dopo-congresso. Perché se è vero che il partito "per essere competitivo deve tornare in mezzo alle persone, proponendo soluzioni concrete ai problemi" (una lettura più o meno similare, al di là delle sfumature, data dai candidati), esiste l’esigenza reale di far coesistere le diverse anime che, da tempo, stanno provocando un clima da sfida all’Ok Corral. Il borbottio della platea a seguito delle risposte dei contendenti sullo strumento delle primarie (anche di coalizione "laddove ci siano le condizioni) è molto significativo in questo senso. La parola che Zerbini cita a più riprese è: discontinuità.
L’APPELLO AL VOTO"Il Pd – chiosa la candidata – deve intraprendere un percorso di vera discontinuità e trasparenza (anche nella gestione economica). Deve tornare a essere credibile, confrontandosi con le realtà con le quali ha perso i rapporti negli ultimi dieci anni. L’obiettivo, è vincere le elezioni nel 2029". "L’appello che voglio fare – chiude Uba – è indirizzato prima di tutto a capire ciò che il Pd vuole essere. Abbiamo fatto degli errori in passato, ma ora è giunto il momento non solo di comunicare meglio le idee che abbiamo (ho lanciato la proposta dei tre reel a settimana), ma anche di lavorare affinché le persone tornino a vedere in noi un riferimento concreto. Basta logiche spartitorie e manuale Cencelli sulle poltrone. Da ultimo, dobbiamo essere una squadra. Comunque vada". Il fatto che in due, i candidati, non arrivino a settant’anni è senz’altro un elemento positivo. Ora, non ci resta che aspettare il 15 giungo. O prima?