Sfruttati con paghe da fame, nei guai il titolare a Ferrara

La polizia locale ha appurato che gli operai cinesi del laboratorio tessile di via Paganini lavoravano dodici ore al giorno per tre euro l’ora

Il blitz della polizia locale nel laboratorio tessile

Il blitz della polizia locale nel laboratorio tessile

Ferrara, 11 settembre 2022 - Dai due ai tre euro l’ora lavorando ininterrottamente per 12 ore senza un giorno di riposo. Così venivano sfruttati gli operai cinesi all’interno del laboratorio tessile abusivo tra le vie Paganini e Puccini. Dopo il blitz della polizia locale ’Terre Estensi’, oltre alle sei persone senza documenti ed espulse con il foglio di via obbligatorio, deve essere valutata la posizione del titolare cinese. Le indagini ormai sono concluse e l’imprenditore rischia una denuncia per sfruttamento della manodopera clandestina. È questione di ore e vigili e procura formalizzeranno le accuse nei suoi confronti. Non solo. Oltre all’abuso edilizio già rilevato dai tecnici dell’ufficio comunale, ce ne sono altri più piccoli che stanno venendo alla luce.

Ferrara, blitz nel laboratorio tessile abusivo: lavoratori stipati nel capannone

Al punto che l’intero primo piano è stato chiuso per continuare le verifiche necessarie e appurare tutte le irregolarità. L’altro filone delle indagini si concentrerà sui 40 posti letto e i ’soli’ ventuno lavoratori trovati all’interno al momento del blitz. Dal numero delle stanze, il giro di operai presunto dovrebbe essere di molto superiore. Il fatto che, probabilmente, mancassero dei lavoratori e che, fra questi, potrebbero esserci altri clandestini, aggraverebbe ulteriormente la posizione del titolare. Per quanto riguarda le griffe contraffatte all’interno del laboratorio, il sospetto è che l’attività lavori effettivamente per dei grandi marchi, ma che, per conto suo, oltre a creare gli originali, produca anche le ’copie’ , ottenendo così un doppio introito. Sta di fatto che, all’interno dell’attività, i ritmi erano massacranti: i lavoratori, quasi tutte donne, cucivano, dormivano e mangiavano sempre negli stessi ambienti di due metri per due. Il tutto senza aria e con un caldo insopportabile. La spazzatura, inoltre, poteva restare a terra per dei giorni prima che qualcuno la portasse via. Insomma, ciò che accadeva all’interno del capannone è in tutto e per tutto assimilabile alla schiavitù.

Il vicesindaco con delega alla Sicurezza Nicola Lodi si complimenta con la polizia locale: "Un lavoro di indagine che ha portato alla luce il lavoro sommerso e irregolare. Persone trattate come schiavi costrette a lavorare in condizioni igieniche al limite. Turni di lavoro massacranti senza mai un giorno di riposo. C’era anche un minore all’interno del capannone. Come se non bastasse, si aggiungono i tanti abusi edilizi commessi dal titolare. Le indagini continuano per appurare le responsabilità".