Si aprono i cancelli Da Catania al Sudafrica "I miei sessant’anni in viaggio con Bruce"

Le storie dei fan. L’inglese Liam: "Mi sono regalato l’intero tour". La siciliana Federica: "A New York gli portai i dolci con le mandorle".

Si aprono i cancelli  Da Catania al Sudafrica  "I miei sessant’anni  in viaggio con Bruce"

Si aprono i cancelli Da Catania al Sudafrica "I miei sessant’anni in viaggio con Bruce"

di Federico Malavasi

C’è chi ha passato la notte all’addiaccio davanti ai cancelli, chi ha attraversato oceani e continenti e chi è qui già da una settimana per essere sicuro di non perdersi l’evento. Quando il primo sole fa capolino sulla città dopo giorni di piombo, il popolo del Boss è già lì. Zainetti, stivali di gomma, qualche sacco a pelo, bandiere a stelle e strisce e cartelloni pronti per essere sollevati quando Bruce Springsteen farà esplodere di rock il parco Urbano. L’attesa per l’apertura dei cancelli è palpabile. I fan si assiepano in un coda lungo via Canapa, aspettando il via libera a entrare. Il primo della fila (e il primo ad accedere all’apertura dei cancelli, scattata alle 12.44, in ritardo di cinque ore a causa del prolungarsi dei controlli sulla ‘agibilità’ dell’area) è Alessandro Catana, arrivato da Bergamo insieme a Rebecca Muresan. "Siamo qui dalle 3 di notte e non abbiamo dormito nemmeno un minuto – raccontano emozionati –, seguiamo Bruce da quando siamo piccoli". Maria e Matteo, madre e figlio, vengono da Bologna e hanno dormito in sacco a pelo davanti all’ingresso. "Lo amiamo – dicono a una voce – Non vediamo l’ora di ‘abbracciarlo’". Federica Fassari arriva dalle pendici dell’Etna. "Sono di Catania e dall’88 ho visto 26 concerti – ricorda –. Ieri sono stata anche a Bologna per cercarlo all’hotel. Sono qui dalle 5". Di questa vita scandita dalle note del rocker del New Jersey, Federica porta nel cuore un momento particolare: "A New York gli portai i tipici biscotti alle mandorle siciliani. Emozione unica".

Stefano e Valeria Sala arrivano da Lecco e sono venuti per accompagnare al concerto la figlia Leila ("Come la canzone di Eric Clapton"). "È il primo concerto che vediamo tutti e tre insieme. Cosa ci aspettiamo da stasera? Di vederla cantare e piangere" affermano guardando con affetto la figlia in attesa col biglietto stretto tra le mani. Al bar Caleffi c’è Liam Feraon. Indossa una maglietta che lo immortala insieme a Springsteen e di se stesso dice di essere "il più grande fan". Liam è di origine irlandese, ma vive in Inghilterra. In aprile ha compiuto sessant’anni e si è fatto un regalo: "Seguirò l’intero tour". Chi invece spegnerà le candeline ("Ma non chiedetemi quante") insieme al Boss è Linda Delph, statunitense atterrata in Italia dopo aver seguito Bruce a Barcellona e a Dublino. In testa ha un diadema con la torta di compleanno e un sogno: "Sentire Badlands, la mia canzone preferita". Da oltreoceano arrivano anche Samuel Santistevan e Kevin Thompson. Il primo è del Colorado, l’altro californiano. Sono amici da 43 anni, dai tempi dell’università. "Adoro l’Italia – racconta Samuel sfoggiando un italiano impastato di spagnolo –, ci vengo spesso. Quando ho visto che c’era un concerto di Springsteen a Ferrara non ci ho pensato due volte".

Seduto su un marciapiede c’è un gruppo di fan avvolti da bandiere del Sudafrica. Alcuni arrivano da Città del Capo, altri da Johannesburg. Sorridono e attaccano il ritornello di Born in the Usa, cambiando l’ultima parola con Rsa, Repubblica del Sud Africa. Un doppio omaggio alla propria madrepatria e al loro idolo. La musica del boss unisce generazioni, culture e nazioni. Jan Possekel è tedesco ed è qui insieme a Karen McGuffy, scozzese. "Abbiamo dormito a Bondeno – raccontano –. Eravamo al concerto di Barcellona e andremo a Roma. Ci aspettiamo molto da stasera. Ferrara ha un’atmosfera fantastica".