Si è spento Giovanni Uggeri, l’uomo che diede luce al passato

Da Spina agli antichi casoni, lo studioso che dedicò se stesso all’archeologia

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"Il mondo della cultura e dell’archeologia piange Giovanni Uggeri, studioso, docente universitario alla Sapienza di Roma, archeologo di fama internazionale, morto all’età di 83 anni nella sua casa di Firenze. Sono molti i ricordi che mi legano a lui e alla moglie Stella Patitucci, archeologa erede di Nereo Alfieri, docente universitaria e autrice insieme al marito di opere monumentali. Li conobbi nell’estate del 1971, quando ancora ero ragazzo. Mio prozio Sante Zannini, soprannominato “sis” per la sua bassa statura, uomo di fiducia di Alfieri durante gli scavi della necropoli di valle Pega e dell’abitato di Spina, mi aveva chiesto di lavorare, in qualità di assistente, prima nello scavo della villa romana d’Agosta e successivamente ai resti dell’abitato spinetico, in valle Mezzano. Fu per me una esperienza indimenticabile, perché proprio allora mi appassionai all’archeologia, tanto da inserire nel mio piano universitario una serie di esami che spaziavano dall’archeologia cristiana a quella medievale, compreso l’esame di topografia dell’Italia Antica con il grande Alfieri. Ricordo la grande passione e la straordinaria competenza, con le quali questa coppia inseparabile e instancabile, lavorava a tempo pieno sullo scavo, sprezzante del caldo torrido. Uggeri disegnava con mano ferma e decisa le trincee ricavate a Spina e una volta mi avvicinai, chiedendogli se per caso avesse studiato architettura e lui, sorridendo, mi rispose che aveva frequentato i primi due anni di quella facoltà. La loro dimora era la cosiddetta “Casa del tesoro”, in valle Trebba, un edificio colonico costruito subito dopo la bonifica di quella laguna (anni Venti). Si muovevano con una vecchia Lambretta, che spesso faceva le bizze e li abbandonava nel cuore delle valli. Conservo ancora numerosi lavori di Giovanni Uggeri, molti dei quali scritti in coppia con la moglie. Uno in particolare lo considero un autentico punto di riferimento sulla storia e l’evoluzione dell’antico Delta padano, intitolato appunto “La Romanizzazione dell’antico delta padano”. Me lo donò con una bella dedica qualche anno più tardi. Eravamo diventati amici e in più di una occasione sono andato a fargli visita, nella casa appartenente ai genitori della moglie, in via Dosso Dossi, a Ferrara. L’ho rivisto nel mese di marzo l’ultima volta e ci siamo scambiati alcuni nostri lavori. Sapevo che non stava molto bene. La notizia della sua scomparsa mi ha scosso davvero. Ricordo un progetto che mi era balenato in mente: un libro-intervista in cui i due protagonisti avrebbero raccontato la loro lunga esperienza dedicata a questi luoghi, in cui, in seguito alle campagne archeologiche della necropoli, è stata messa in luce la più ricca e completa collezione di ceramica attiva, che ci invidia il mondo intero. Anche Giovanni Uggeri ha insegnato per diversi anni Tipografia dell’Italia antica alla Sapienza di Roma. Ragusano di Santa Croce, ricordo che dall’Università di Lecce, dove aveva insegnato, si portava appresso alcuni dei suoi studenti per farli lavorare sul campo. Lui, archeologo a tutto campo, autore di centinaia di opere, articoli, riviste specializzate. Vorrei esprimere il mio cordoglio alla moglie, ispiratrice della mia tesi di laurea sugli antichi casoni da pesca della laguna di Comacchio, che è poi diventato un libro. Il feretro verrà trasportato nella cappella di famiglia, a Santa Croce. Grazie Giovanni per tutto quello che ci hai donato".

Luciano Boccaccini