
di Mario Bovenzi
Consolle, chiuse idrauliche, valvole e pressione, cuscinetti in grado di reggere il peso di 90 tonnellate. E’ l’ossatura di un gigante che affonda i tentacoli nel Grande Fiume per irradiare l’acqua ad una fetta di pianura immensa, che tocca le province di Ferrara, Bologna, Forlì-Cesena, Rimini e Ravenna.
E’ il Canale Emiliano Romagnolo (Cer), una delle più importanti opere idrauliche italiane che assicura l’approvvigionamento idrico alle campagne, in parte alle abitazioni ed anche ad alcuni colossi dell’industria. Conosciuto come impianto di Palantone, ricorda con il suo profilo un’astronave finita magari per caso nelle campagne di Salvatonica (frazione di Bondeno). Un gigante certo, che sta soffrendo. Nelle ultime ore il Canale Emiliano Romagnolo, fonte di approvvigionamento delle colture di Romagna e parte dell’Emilia orientale, è al livello di pre-allarme. "Livello di massima attenzione", viene definito. Proprio a Bondeno si è registrata una quota di 3,14 metri sul livello del mare. Si è entrati, di fatto, nello stadio di pre-allarme, che scatta quando la quota di prelievo è minore ai 3,25 metri. Lo scorso anno, la discesa della quota di prelievo sotto il livello di sicurezza di 3,25 metri non è avvenuta prima di giugno (quando fu rilevata a 3,02 metri). Getta acqua – una metafora non proprio adeguata ai tempi – sul fuoco Stefano Calderoni, vicepresidente dell’Anbi (Associazione Nazionale dei Consorzi). "L’anno scorso – ricorda – abbiamo continuato a lavorare anche se, era estate, ci trovavamo nella soglia d’allarme proprio per il basso livello del fiume e quindi per il pescaggio delle pompe. Per quanto riguarda la nostra provincia l’inpianto fornisce acqua per irrigare i campi della zona di Sant’Agostino e in una porzione limitata dell’Alto Ferrarese". Nessun rischio quindi che gli agricoltori si trovino senza acqua nel pieno della produzione. Certo non è un bel segnale in prospettiva. Siamo solo agli inizi di quella che rischia di essere una stagione ancora più drammatica rispetto alla grande siccità dello scorso anno. Dirigenti e tecnici si alternano, gli occhi ai comandi in quella che è una vera e propria centrale, 24 ore su 24, con tre turni da due persone ciascuno. Non sono rimasti con le mani in mano, ma i tempi non sono brevi. Sono in corso lavori per sostituire le 4 pompe più grandi, con strutture ad altra tecnologia in grado di prelevare acqua dal Po anche quando il livello va in picchiata. Il cantiere è cominciato a gennaio del 2021, sarà terminato a dicembre del 2023. Nell’attesa si fanno i turni, le dita incrociate. Gli occhi al cielo, perché venga a piovere. E una speranza alla fine c’è. Oggi e domani – così dicono le previsioni – una perturbazione avanzerà al Centro e al Sud portando il suo carico di acquazzoni". E qui? Al Nord maggiori spazi assolati, anche se la presenza di aria fresca porterà qualche temporale sparso. Insomma, ben poca cosa davanti ad uno scenario che ricorda la pianura sotto il sole di giugno. Numeri preoccupanti, situazione drammatica quelli che oggi finirà sul tavolo dell’osservatorio sulle crisi idriche coordinato dall’Autorità di bacino del Po. Clima folle, paura per il territorio che si sgretola. E’ pronto un progetto milionario per affrontare il problema della tenuta degli argini del grande fiume. Secondo la mappatura che è stata realizzata nel 2018 dall’Autorità, il 16% delle sponde è a rischio idrogeologico. Le situazioni più critiche si incontrano nei comprensori di Pavia, Piacenza, Mantova, Ferrara e Rovigo, in Veneto. Gli interventi di ripristino prevedono investimenti per 550 milioni, recuperabili per l’Adpo dalle risorse eventualmente inutilizzate del Pnrr, il sempre più spesso citato piano nazionale di ripresa e resilienza. "Rilanciamo in modo convinto l’utilità di questi lavori idraulici necessari per la sicurezza di tutti e proponiamo che, in caso di mancati investimenti o avanzi di risorse finanziarie del Pnrr, possano essere impiegati su una priorità territoriale così alta come quella che avanziamo e sulla quale siamo pronti a collaborare", dice il segretario dell’autorità di bacino del Po Alessandro Bratti.